Mamun e il diritto alla scuola
Il 24 giugno la Camera inizia a discutere lo Ius scholae. L'Italia ne ha bisogno perché gli stranieri sono i nuovi poveri della scuola pubblica. La Versione del Venerdì alle cinque della sera
Tra tre settimane approderà alla Camera la legge sul cosiddetto Ius scholae. La nuova norma prevede che possa acquistare “la cittadinanza il minore straniero nato in Italia che abbia risieduto legalmente e senza interruzioni e abbia frequentato nel territorio nazionale, per almeno 5 anni, uno o più cicli scolastici presso istituti appartenenti al sistema nazionale di istruzione”. È una proposta molto giusta e che fa bene sperare. Dobbiamo prepararci ad un futuro dove l’Italia sia sempre più multietnica e dove i nuovi italiani abbiano le stesse possibilità di chi viene da una famiglia originaria del nostro Paese. Le leggi ratificano spesso una situazione di fatto. In questo caso il dato di fatto ineludibile è la migrazione verso il nostro Paese. Altri Paesi europei, in primis la Germania, hanno codificato da tempo un itinerario obbligatorio di istruzione della lingua e cultura locali a chi voglia vivere in quel Paese. Da noi non c’è una tradizione in questo senso e ancora una volta viene dall’iniziativa del privato sociale il miglior esempio di scuola di Italiano per stranieri, che sono le 56 Penny Wirton diffuse in tutta Italia, fondate da Eraldo Affinati e da sua moglie Anna Luce Lenzi.
Nella foto: Eraldo Affinati nella Penny Wirton di Roma