La Versione di Banfi

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Meloni e la Lega del Nord

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Meloni e la Lega del Nord

La futura premier vede Salvini e inizia la trattativa su seggiole e poltrone. Ma Zaia potrebbe guidare la Lega "bavarese" del futuro. Anche a sinistra confronto aperto. Nuova Nota al Def

Alessandro Banfi
Sep 29, 2022
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Meloni e la Lega del Nord

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Giorgia Meloni incontra Matteo Salvini, primo confronto interno all’alleanza (Silvio Berlusconi, che oggi compie gli anni, era collegato da Arcore): ci sono da prendere alcune importanti decisioni iniziali. La futura premier è prudente e non vuole l’ipoteca sul suo governo di un leader fortemente indebolito al suo interno e con una pessima reputazione all’estero. Da parte sua Salvini arriva a minacciare un “appoggio esterno” se non otterrà quello che vuole. Sicuramente gli alleati troveranno un modo per comporre interessi e strategie, i nodi però restano. Da parte sua Mario Draghi ci ha tenuto a precisare che lui non avrà ruoli e non esercita nessuna funzione di regista  del nuovo governo in base ad un “patto” con Meloni. Tuttavia i suoi confermano: la transizione sarà ordinata e collaborativa e la sua azione sarà improntata a quello slogan “L’Italia ce la farà” lanciato al Meeting di Rimini. Ma non c’è nessuna strategia politica del premier uscente. Se Draghi avrà altri incarichi, probabilmente saranno all’estero.  

Nella elaborazione dei risultati elettorali ci sono due grandi capitoli di riflessione: il primo riguarda proprio la Lega. Il secondo le tre forze attualmente all’opposizione: Pd, 5 Stelle e Terzo polo. Sul Carroccio pesa una sconfitta clamorosa e fino a poche ore fa l’apertura virtuale del Congresso da parte dei governatori si univa all’onta vergognosa dell’esclusione del fondatore Umberto Bossi. Per fortuna il Viminale (con la Corte di Cassazione?) ha rifatto i conti e riammesso il Senatur. Ma la discussione politica resta: oggi Roberto Maroni sul Foglio rilancia la leadership di Luca Zaia. Zaia in campagna elettorale aveva espresso grande fiducia in Giorgia Meloni. La sua idea di autonomia del Nord propone un aggiornamento dell’identità di un partito settentrionale, radicato nella parte produttiva del Paese. Dopo l’ubriacatura del Capitano populista da Papeete, la nuova immagine è quella di un partito alla CSU bavarese, futuro alleato stabile del partito nazionalista di Meloni. Ecco perché il destino di Salvini nel governo si intreccia con un sommovimento politico più profondo, provocato dal terremoto elettorale. Un sommovimento che riguarda in prospettiva anche l’eredità di Forza Italia, destinata in qualche modo a disperdersi quando arriverà, il più tardi possibile, la scomparsa del suo fondatore.

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