Meloni perde in Sardegna
Regionali a sorpresa: vince Todde del centro sinistra. Centro destra diviso, fatale il voto disgiunto. Patente a punti per la sicurezza dei cantieri. Navalny doveva essere scambiato. Cambia l'Anp
C’è un meccanismo maledetto nella politica italiana che sembra colpire i leader degli ultimi anni: da Matteo Renzi a Matteo Salvini, da Giuseppe Conte a Mario Draghi. Ieri è già scattato, inesorabile, su Giorgia Meloni, sconfitta personalmente alla prima tornata elettorale in Sardegna. Come se gli italiani sopportassero poco l’inebriante esercizio del potere, subito percepito come arroganza ai limiti del sopruso. Ricordate la “fascistina”, soprannome perfido di Fedele Confalonieri? I dati reali contano, al di là della propaganda così facile per chi sta a palazzo Chigi, al di là della “narrazione” in cui si impegna tanto la nostra premier. E i dati di fondo sono evidenti: l’economia non cresce (il Pnrr è stato usato all’11 per cento), l’immigrazione non è gestita (vedi il caos del decreto flussi), la guerra in Europa e in Medio Oriente bruciano risorse per le armi in un sostegno cieco agli Usa poco condiviso, il Piano Mattei è un sogno impalpabile, l’ordine pubblico e la sicurezza sono affidati ai manganelli. Nessuna vera riforma, a parte forse un promettente inizio garantista di Carlo Nordio in tema di giustizia, è arrivata ad un punto di caduta.
E poi ci sono i contrasti nella maggioranza che la fanno da padrone: il voto disgiunto dei filo-leghisti (che avrebbero voluto candidato Christian Solinas, il Presidente uscente della Regione) è stato decisivo per la battuta d’arresto del centro destra. Su quasi ogni vicenda Salvini va da una parte e Meloni da un’altra. Certo, oggi si corre ai ripari. Il centro destra si riunisce convocato dalla premier, che rimprovererà gli alleati. Il centro sinistra, prevalso in Sardegna con Alessandra Todde per una manciata di voti, non ha una fisionomia compiuta. È un’alleanza molto fragile: Giuseppe Conte odia Matteo Renzi e vorrebbe portar via i voti (e la leadership) a Elly Schlein. Il bizzoso Carlo Calenda (vero grande sconfitto dopo la Meloni) ha rischiato di far perdere tutti nell’Isola per appoggiare Renato Soru insieme a Rifondazione. Eppure l’alternativa ha un grande potenziale, anche se costringe all’unità protagonisti a tratti modesti e litigiosi, che infatti Todde ha lasciato giustamente a Roma negli ultimi comizi. La speranza è che quello sardo diventi un voto utile: spinga il governo ad agire con maggiore efficacia ed equilibrio. E spinga il centro sinistra a creare un’alternativa possibile, necessaria alla democrazia italiana.
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