Mosse di Scholz e Zelensky
Il cancelliere tedesco telefona a Putin, ma il G7 lo isola. Il capo ucraino lo critica ma apre a Trump per la fine della guerra nel 2025. Oggi si vota in Umbria ed Emilia-Romagna. Sinodo a Roma
L’elezione di Donald Trump continua a provocare conseguenze nel mondo. Venerdì scorso il cancelliere tedesco Olaf Scholz, che pure è a capo di un governo ormai arrivato all’esaurimento, ha avuto un colloquio telefonico di un’ora con il presidente russo Vladimir Putin. È la prima volta dall’invasione del febbraio del 2022 che un leader europeo interloquisce direttamente con il presidente della Federazione russa. È innegabile che la mossa si iscriva in un momento di passaggio non solo della Germania ma anche della stessa Unione Europea, dove vacilla il secondo mandato per Ursula von der Leyen. La mossa tedesca ha provocato una dura reazione di Volodymyr Zelensky. Giorgia Meloni, che guida il G7, prima di partire per il Brasile (vedi Foto del Giorno) ha steso un documento durissimo contro la Russia, quasi a puntualizzare la linea occidentale. Zelensky, pur lodando Meloni e il G7, però, a sua volta ha compiuto direttamente un’apertura alla prospettiva del negoziato, sostenendo che con Donald Trump nel 2025 si potrà arrivare alla fine della guerra. Partita a scacchi complicata sia a livello politico che diplomatico. Dove nessuno vuole rimanere tagliato fuori.
Curiosamente oggi sia il Corriere della sera sia Repubblica dedicano l’editoriale della domenica allo stesso tema: che cosa farà Giorgia Meloni ora? Che linea prenderà per l’Europa? E quanto la presidenza Trump condizionerà la sua strategia? Rinuncerà anche lei presto alla guerra ed alla vittoria su Putin? Aldo Cazzullo sogna, lo dice esplicitamente, che alla debole Von der Leyen, subentri Mario Draghi, che ha delineato il futuro di un’Europa che si riarmi pesantemente e che trovi una sua autonomia (soprattutto da Trump). Ezio Mauro lamenta che Giorgia Meloni “sinceramente atlantica” non sia abbastanza di cultura occidentale “nei suoi valori di riferimento” e venga quindi attirata dalle sirene sovraniste dei vari Orban. Insomma, sembra che la fine delle guerre preoccupi, e molto, l’establishment italiano ed europeo. Non si esce dal cliché degli ultimi tre anni: bellicisti sì, ma con gli eserciti e le vittime degli altri (semmai si possono spedire armi).
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