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Non era una guerra giusta
La Versione del Venerdì, un commento alle cinque della sera per 10alle5 Quotidiana https://www.10alle5quotidiano.info/
Sarebbero tante le cose che si affollano nel cuore e nella mente dopo la caduta di Kabul. Le immagini degli afghani disperati che circondano i cargo americani. Le madri che gettano i loro figli al di là delle barriere di sicurezza. Gli spari in piazza contro i manifestanti che vorrebbero conservare la bandiera nazionale. Ovunque vada la nostra memoria il sentimento è di sgomento. L’Occidente ha fallito. È una sconfitta storica di dimensione epocali. Un fallimento con cui non si vuole ancora fare i conti. Quando prima, trent’anni fa all’indomani dell’invasione del Kuwait e poi, vent’anni fa, dopo l’11 settembre, gli Usa coinvolsero la coalizione internazionale per fare la guerra in questa parte del mondo, ci fu chi disse che la guerra era comunque una sconfitta. San Giovanni Paolo II dichiarò umilmente, ma di fronte al mondo, che sarebbe stata un’ “avventura senza ritorno”. I suoi successori fecero lo stesso con le altre missioni di guerra sempre più faraoniche, sempre più inutili.
L’Italia ha speso, negli ultimi 17 anni, 20 miliardi in queste missioni militari. Oggi si fa difficoltà ad ammettere che le armi non sono state capaci di “imporre la democrazia”. È colpa di Biden, troppo debole, degli afghani, persino dei politici corrotti scelti dagli occupanti… Tante colpe perché non si vuole ammettere che la dottrina dell’esportazione della democrazia attraverso gli eserciti, la dottrina di Bush padre e figlio, condivisa da Clinton per la Serbia, e da Obama nella chiave delle primavere arabe, è stata condannata dalla storia. Una guerra non è giusta anche, se non soprattutto, quando l’uso della forza non raggiunge lo scopo che aveva prima dichiarato. Non era una guerra giusta.
Certo, alcuni occidentali hanno fatto anche cose buone in quei Paesi lontani. E non solo fra i militari e il personale diplomatico. La morte di Gino Strada, avvenuta proprio nei giorni della vergogna, ci ha simbolicamente ricordato che il volontariato internazionale, le Ong, la Caritas svolgono un ruolo decisivo e positivo. Oggi sul Corriere della Sera il presidente dell’Unhcr dice, fra l’altro, sulla situazione attuale in Afghanistan e sulle sue prospettive, le cose più sagge e concrete. Vede uno spiraglio “nel pragmatismo dei talebani”, evitando pregiudizi e condanne preventive.
L’Occidente sa bene che è tale, se saprà ammettere le sue colpe e fare i conti con le sue responsabilità. Il dialogo genererà sempre speranza. Le armi porteranno sempre morte e corruzione. La caduta di Kabul nelle mani dei talebani può essere una grande occasione di autocritica e di pragmatico realismo per i grandi della terra. Oltreché doveroso banco di prova del rispetto dei diritti umani e delle donne da parte dei nuovi padroni dell’Afghanistan.
PS: ci vediamo domenica per il punto sui giornali del fine settimana.