Per chi suona la campanella
Giorgia Meloni prende le consegne da Mario Draghi. Il suo primo giorno è più "europeista" di ogni previsione. Le urgenze incombono. Xi umilia Hu al Congresso. 80mila in piazza a Berlino
Oggi è il giorno dello scambio di consegne a Palazzo Chigi, con la cerimonia della campanella, dopo il giuramento di ieri che ha fatto partire ufficialmente il governo guidato da Giorgia Meloni. Sarebbe troppo facile scomodare Il Gattopardo per dire cambia tutto, per non cambiare nulla. Come sempre in Italia. Ma questa volta non è poi un male: la forza delle cose e della realtà si impone. Sì, è tutto vero, ci sono molte novità: la prima donna Presidente del Consiglio, la destra che torna al potere dopo 11 anni, i proclami di cambiamento radicale (“La pacchia è finita”)… Ma poi i titoli dei giornali stamattina sono tutti, e giustamente, sui primi passi molto europeisti ed atlantici della nuova premier. Per sgombrare il campo dagli equivoci, creati soprattutto dai suoi alleati, Meloni scrive a Volodymyr Zelensky. Per rassicurare e incalzare i partner eruopei, domani incontra Emmanuel Macron. Mentre ieri in poche ore il neo presidente del Consiglio (vuole si usi il maschile) parla con tre presidenti, quella della Commissione, Ursula von der Leyen, del Consiglio europeo Charles Michel e del Parlamento Ue Roberta Metsola. Nessuno le nega un credito iniziale forte, visto che gli italiani hanno scelto lei.
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