"Perché punire i minorenni"
Giorgia Meloni spiega con la stampa il nuovo decreto Caivano. I critici: "Svolta securitaria". Scontro con la Ue sul Patto: rischio serie C. Modi illustra il G20. Zuppi con l'ucraino Shevchuk
Giorgia Meloni ieri è scesa in conferenza stampa, un po’ a sorpresa, per illustrare il decreto Caivano. La premier ha voluto sottolineare la risposta del governo a quella violenza giovanile che si è manifestata negli ultimi mesi in modo drammatico, soprattutto nel meridione del Paese. Ci ha tenuto a dire che non si tratta solo di misure repressive ma di prevenzione. Nel decreto è previsto un Daspo urbano per i quattordicenni ma non c’è l’abbassamento della imputabilità da 14 a 12 anni, di cui si era parlato alla vigilia. Meloni ha detto: «Se l’uso dei minorenni si è allargato nelle pratiche criminali è anche perché la criminalità organizzata sapeva che non ci sarebbero state particolari conseguenze. Si è fatta scudo dei giovani. Per tutelarli li abbiamo esposti». Aggiungendo: «Finora se un ragazzo girava con la pistola carica non si poteva arrestare. Per questo abbiamo previsto l’arresto in flagranza per reati prima non previsti per ragazzi tra 14 e 18 anni». I critici delle nuove misure, a cominciare dal Pd, parlano di “svolta securitaria”. E vedono nelle nuove norme tutte “legge e ordine” il tema classico della destra al governo.
Poi ci sono gli operatori sul campo, giudici minorili e Onlus, che insistono per accompagnare le misure di polizia ad altri investimenti nel campo sociale e dell’educazione. Don Gino Rigoldi dice oggi ad Avvenire: “E poi dove li mettiamo questi giovani che commettono crimini? In carcere non c’è più posto, ce ne sono 530 nelle carceri minorili a fronte di 532 detenuti. Al nord l’80% dei reclusi minorenni sono stranieri. Almeno 500 sono in strada a Milano, meta di tanti minori stranieri non accompagnati. E lì comincia la galera di un ragazzino per sopravvivere. Meglio piuttosto aumentare i posti nei centri di accoglienza e dialogare con l’Egitto, primo paese di partenza di questi ragazzi, per interrompere i flussi”.
Conforta che il ministro dell’Istruzione e del Merito Giuseppe Valditara abbia, nella conferenza stampa di ieri, potuto illustrare lo sforzo che, all’interno dell’Agenda sud, verrà compiuto per supportare scuole e insegnanti. Sull’educazione e sull’integrazione si gioca una partita enorme, che non può essere esaurita da sole norme di pubblica sicurezza.
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