"Pericolosi per la democrazia"
Hacker, poliziotti e persino un giudice nella banda che spiava mezza Italia. L'allarme dei Pm. Per Meloni rischio "eversione". Tir sulla folla a Tel Aviv, spiragli per gli ostaggi. Si vota in Liguria
Una banda dedita allo spionaggio, che si faceva pagare ma che forse aveva anche propri scopi. Le trame scoperte dalla Dda di Milano e che coinvolgono hacker, poliziotti, giudici e altri servitori dello Stato preoccupano il mondo politico. La premier Giorgia Meloni parla esplicitamente di “eversione dello Stato”. I Pm che indagano avvertono che gli indagati erano “pericolosi per la democrazia”. Non sono ancora del tutto chiari i contorni della vicenda. Soprattutto chi era stato spiato (52 mila le violazioni della banca dati) e per conto di chi. I nomi che emergono sui giornali, oltre a quello di Meloni, sono quelli del presidente del Senato Ignazio La Russa, che sarebbe stato spiato anche con i figli, e del leader di Italia Viva Matteo Renzi. Fra i committenti ci sono imprenditori, come l’indagato Leonardo del Vecchio junior che avrebbe fatto spiare i suoi familiari, e politici, Il Fatto tira in ballo Licia Ronzulli di Forza Italia. Ovviamente in questo caso i veleni sono temibili anche per quanto riguarda le indiscrezioni. I giornali di oggi, ad esempio, riportano che sarebbe stata violata anche la casella personale di posta elettronica di Sergio Mattarella. Se fosse confermata la circostanza, davvero ci troveremmo di fronte ad un attacco hacker e di spionaggio illegale ai vertici dello Stato. Nei giorni scorsi, peraltro, si era saputo che il procuratore generale di Roma Giuseppe Amato aveva chiesto agli 007 dell’Aise e dell’Aisi di diminuire le intercettazioni di persone non indagate, rivelando che ogni anno sarebbero 120 mila, per un costo di 200 milioni di euro per lo Stato. Se i servizi ufficiali lavorano soprattutto così, è più comprensibile che qualche “infedele”, per soldi o per interesse politico, metta su in proprio attività illegali su questo terreno.
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