La Versione di Banfi

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Premio Economist a Mattarella

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La Versione del Venerdì, un commento alle cinque della sera per 10alle5 Quotidiana https://www.10alle5quotidiano.info/

Alessandro Banfi
Dec 17, 2021
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È vero: c’è sempre del provincialismo in tanta stampa italiana. Come se un giudizio del Financial Times o dell’Economist contasse di più dei voti o delle opinioni dei nostri cittadini. Ma dobbiamo ammettere che la notizia che siamo “il Paese dell’anno” per il settimanale economico inglese inorgoglisce tutti noi. Perché è il riconoscimento ad una nazione che ha dovuto fronteggiare la crisi pandemica, prima di tutti gli altri, e insieme un quadro economico finanziario non proprio semplice. L’Europa, e il mondo, non si aspettavano che il nostro sistema riuscisse a reagire e bene. Soprattutto su due fronti chiave dell’emergenza: quello della lotta al virus e quello dell’emergenza economica. Secondo il giornale inglese l’Italia “è cambiata” con Draghi, “un premier competente e rispettato a livello internazionale" e non si può negare che "sia migliore di un anno fa”.

Le lodi dell’Economist sono soprattutto andate ai nostri partiti e ai nostri leader politici, perché hanno creato “una maggioranza che ha sepolto le divergenze a sostegno di un programma di profonde riforme” in vista dei fondi del Recovery e di un'economia che si sta riprendendo meglio di quelle francesi e tedesche. Il giornale ha messo però in guardia sul “pericolo che questa insolita esplosione di governance possa subire un'inversione” se Draghi andasse al Quirinale, "un incarico più cerimoniale", lasciando il posto ad un Premier “meno competente”.  Al di là del provincialismo, la stima del giornale economico inglese è importante perché il nostro è ancora un Paese fortemente indebitato. Con Mario Draghi quel debito resta “buono”, affidabile, non pesa sui mercati e quindi, alla lunga, è sopportabile nelle possibili conseguenze negative sulle nostre tasche e sui nostri risparmi. Senza Draghi, sarebbe più difficile.

Che cosa sceglierà dunque Supermario? Lo sapremo fra poco. Dal nostro punto di vista di cittadini (ma anche leader e partiti dovrebbero pensarla allo stesso modo) non ce lo dobbiamo lasciare sfuggire. Che poi la posizione migliore per Draghi sia palazzo Chigi o un Quirinale sempre più protagonista e garante è roba che deve decidere il Palazzo, e forse anche l’interessato.

Incassiamo gli “auguroni” dell’Economist come un auspicio: che davvero il 2021 sia per l’Italia l’inizio di una riscossa nazionale, di una difesa dal virus e di una ripresa economica senza precedenti. Un inizio fortemente voluto, non dimentichiamocelo, da Sergio Mattarella. A lui soprattutto va il riconoscimento sentito di tutti gli italiani. A lui guarderebbero con simpatia i cittadini per quel bis che la platea della Scala di Milano gli ha chiesto a gran voce e che in tanti, da Piero Angela, a Valentino Rossi, ai leader sindacali ieri in piazza fino a Papa Francesco, desidererebbero davvero.

PS Ci vediamo domattina con la rassegna intorno alle 10

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