Prospettiva di scambio
Il destino dei combattenti del battaglione Azov, ora prigionieri dei russi, è ancora il nodo da sciogliere per iniziare un negoziato. L'Europa spinge e anche gli Usa si chiedono come finirà la guerra
Si torna sempre a Mariupol, ai combattenti del battaglione Azov. Anche ora che sono prigionieri dei russi, è il loro destino a determinare un possibile esito finale della guerra. L’ultimo messaggio di Volodymyr Zelensky è stato molto chiaro: la fine delle ostilità arriverà con la diplomazia, ma la prima necessaria condizione per aprire un negoziato, anche politico, con Mosca (i militari tengono in piedi da giorni il contatto diretto) è lo scambio dei prigionieri. Kiev ha nelle sue mani, da usare come merce di scambio, non solo l’oppositore politico, pro-Putin, Viktor Medvedchuk, ma sta processando di fronte al mondo anche il giovane sergente russo Vadim Shishimarin che ha ammesso di avere ucciso un civile disarmato. E Shishimarin non è solo, sono tanti i soldati russi fatti prigionieri dagli ucraini.
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