La Versione di Banfi

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Putin pronto al dialogo

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Primo segnale di disgelo da Mosca nei confronti di Trump. Biden offre una transizione serena. I leader Ue e Zelensky preoccupati. Musk alleato ingombrante. Incertezza sul Medio Oriente

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Alessandro Banfi
nov 08, 2024
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Putin pronto al dialogo
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Vladimir Putin è disposto a parlare con Donald Trump. E il futuro presidente gli risponde subito che lo farà. È la prima clamorosa ricaduta del voto americano che ha premiato il ritorno di The Donald alla Casa Bianca. Il disgelo possibile fra Stati Uniti e Federazione russa riapre le speranze di dialogo e di negoziazione politica sull’Ucraina. Coincidenza vuole che le dichiarazioni del leader del Cremlino arrivino proprio nel bel mezzo della riunione dei Capi di Stato e di governo della Ue per il vertice della Cpe, la Comunità politica europea a Budapest. Dove è stato invitato anche il presidente ucraino Volodymyr Zelensky. Bruxelles e Kiev sono preoccupate per questo improvviso dialogo, che in altre occasioni sarebbe stato percepito come una buona notizia. Finora anche l’Europa politica, dopo l’invasione russa, ha rinunciato a qualsiasi tentativo di negoziazione politica con Mosca ed ha fornito aiuti economici ed armi, proprio di concerto con gli Stati Uniti della nuova Guerra Fredda, rompendo ogni relazione commerciale. La Ue è scomparsa, risucchiata nella Nato. La spesa militare il primo impegno. Che cosa accadrà ora? Come procedere ad una de-escalation di Zelensky e dei suoi alleati europei? La domanda arriva forte fra i leader della Ue e trova Viktor Orban ed Emmanuel Macron su sponde molto lontane. In mezzo, per certi versi, c’è la nostra premier Giorgia Meloni, che è sempre stata fedelissima alla scelta Usa di sostenere Kiev e al rapporto con Zelensky, ma allo stesso tempo è stata amica e vicina degli altri leader sovranisti, Orban compreso. Vedremo. La matassa è ingarbugliata, anzitutto per lo stesso Trump, che è partito di corsa ad affrontare la prima grande questione: far finire le guerre.   

Ma non si tratta dell’unica criticità che dovrà affrontare il futuro Presidente. La buona notizia, anche per lui, è l’atteggiamento di Joe Biden che, forse con una punta di maligna rivincita verso i suoi che lo hanno costretto a rinunciare alla gara, ha promesso una transizione ordinata e senza scossoni. “Non si ama il proprio Paese solo quando si vince”, ha detto. Per il resto, al di là della sensazione che anche questa volta molti salgano sul carro del vincitore, i lati oscuri non mancano certo a The Donald. Il primo è la ingombrante presenza di Elon Musk. Il magnate sudafricano avrà il Ministero dell’Efficienza, che già nel nome ha un’eco orwelliana, ma soprattutto ha un aspetto inquietante di tecnocrate autoritario. Ne parlano Riccardo Bonacina su Vita e il filosofo Luciano Floridi sulla Stampa, che dice: “La logica Trump-Musk è tirannica. In un contesto così, meglio vivere in Europa”.

Altra domanda angosciante: che cosa farà Donald Trump in Medio Oriente? Un giornale arabo ha scritto che a volte il futuro Presidente sembra un missile fuori controllo che non si sa dove si abbatterà. Oggi Ugo Tramballi sul Sole 24 Ore nota però una circostanza non trascurabile: al tycoon interessa soprattutto il rapporto con l’Arabia Saudita. Anche qui, vedremo.

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