"Quando finisce la guerra?"
Chiedono i ragazzi delle scuole di Gerusalemme. Natale di bombe e di morte. Israele uccide in Siria un capo pasdaran. Bibi: "La guerra continua". Oggi Giorgetti alla Camera. 10 mila verso gli Usa
Un’avvertenza iniziale: la Versione di Banfi da oggi e nei giorni delle Feste natalizie ha una forma diversa dal solito, leggermente più agile. Saremo presenti con la stessa cadenza di uscita dei giornali quotidiani, ma con un approccio più rilassato. Alla fine di questa introduzione, della Foto del Giorno e dei titoli dei quotidiani, trovate direttamente il link degli articoli scelti in pdf. Come sempre, non tutti gli articoli riportati integralmente saranno citati, ma sono comunque quelli ritenuti i più importanti della giornata. Buona lettura e buone feste.
La guerra continua. Lo ribadisce Benjamin Netanyahu. Ma non sono solo parole, sono bombe. La notte di Natale i bombardamenti sono stati incessanti. Scrive Sami Al-Ajrami nel suo Diario da Gaza: “Colpiti centinaia di obiettivi provocando oltre duecento morti — per metà come al solito bambini — anche se, come al solito, è difficile stabilire con precisione quante siano state effettivamente le vittime”. Lucia Capuzzi su Avvenire riporta dal padre Ibrahim Faltas che insegna nella Terra Sancta School di Gerusalemme: “I ragazzi hanno un’esigenza vitale di parlare. Soprattutto, di domandare. Che cosa? Beh l’interrogativo più frequente è sempre lo stesso: “Quando finisce la guerra?”».
Ma le notizie fanno invece pensare ad un possibile allargamento del conflitto (Il Fatto dedica due pagine ai 50 conflitti dimenticati, con una concentrazione maggiore in Africa, Medio Oriente e Asia). Israele ha ucciso un capo pasdaran, Razi Mousavi, eliminato in Siria. E Teheran annuncia: “Ci vendicheremo”. Aumentano gli scontri al confine nel Nord d’Israele con gli Hezbollah. Gli Houthi dallo Yemen attaccano un cargo merci Mcs. Khalida Jarrar capo del Fronte di liberazione della Palestina, storica attivista dei diritti delle donne, è stata arrestata in Cisgiordania, a Ramallah.
Ha parlato sempre di pace papa Francesco tra Natale e Santo Stefano. Anche per Santo Stefano, assieme al ricordo dei cristiani perseguitati, il Pontefice ha ribadito la sua condanna della guerra, deserto di morte. «All’intercessione del primo martire - ha sottolineato all’Angelus - affido anche l’invocazione di pace dei popoli straziati dalla guerra. I media ci mostrano che cosa la guerra produce. Abbiamo visto la Siria, vediamo Gaza, pensiamo alla martoriata Ucraina, un deserto di morte. È questo che si vuole? I popoli vogliono la pace, preghiamo per la pace, lottiamo per la pace». Fra i pdf trovate il testo integrale del Messaggio “Urbi et Orbi” pronunciato dal Papa il giorno di Natale dalla Loggia centrale di San Pietro.
Se volete continuare a leggere, potete iscrivervi subito e SE NON SIETE GIÀ ABBONATI, cliccate su questo pulsante verde: