Respingere non serve a niente
Provoca solo altre vittime. L'Europa in tilt sulla gestione dei profughi, dopo la tragedia dei 600 morti in Grecia. Giustizia, Nordio contro l'Anm. Ucraina, la diplomazia si muove. Blinken in Cina
L’Europa non riesce a fare i conti con l’ennesimo naufragio che ha provocato centinaia di morti nel Mediterraneo. Discussioni e “patti” su questo tema a Bruxelles sono stati finora concentrati sull’impedire le partenze dei barconi. Non si è mai voluto, dopo Lampedusa o dopo il più recente Cutro, tematizzare il tema del salvataggio. Ed anzi sono state criminalizzate le Ong, quasi additandoli a responsabili degli arrivi. I giornali greci questa mattina scrivono che il sospetto atroce è che a motivare il mancato soccorso della Guardia Costiera, in una situazione di mare calmo, ci sia stato un tentativo di respingimento nelle acque maltesi. Se questo fosse accertato, sarebbe l’ennesimo episodio che va nella stessa direzione di quello che è accaduto a Cutro: considerare i barconi o i pescherecci davanti alle coste europee un pericolo e un problema di sicurezza nazionale invece di vite da salvare in un’operazione di salvataggio. Dicono le cronache che anche alla riunione di venerdì del gruppo di contatto dei 27 c’è stato grande imbarazzo su questo punto. Al punto che ci si è messi a discutere su quando sia da considerare necessario l’intervento di salvataggio. Il fatto è che per trovare un ‘Europa che rinnega il principio del “primum vivere”, che rinnega il valore della dignità umana, che non ha più un’identità umanitaria dobbiamo forse tornare al Congresso di Vienna, dove peraltro grazie alla Santa Sede si condannò ufficialmente lo schiavismo degli africani. Se l’Europa diventa egoista e costruisce muri, non sarebbe meglio abolire Bruxelles e tutto il baraccone delle istituzioni comunitarie?
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