La Versione di Banfi

La Versione di Banfi

Share this post

La Versione di Banfi
La Versione di Banfi
Riarmo, le false propagande

Riarmo, le false propagande

Papa Leone pronuncia un discorso storico sulla pace. Non "tradire i desideri dei popoli". Meloni alla Ue salva Israele ma è preoccupata per il bilancio. Khamenei contro Trump. Lui contro i giornalisti

Avatar di Alessandro Banfi
Alessandro Banfi
giu 27, 2025
∙ A pagamento
2

Share this post

La Versione di Banfi
La Versione di Banfi
Riarmo, le false propagande
1
Condividi

«La gente non può morire a causa di fake news. È veramente triste assistere oggi in tanti contesti all’imporsi della legge del più forte, in base alla quale si legittimano i propri interessi. È desolante vedere che la forza del diritto internazionale e del diritto umanitario non sembra più obbligare, sostituita dal presunto diritto di obbligare gli altri con la forza. Questo è indegno dell’uomo, è vergognoso per l’umanità e per i responsabili delle nazioni. Come si può credere, dopo secoli di storia, che le azioni belliche portino la pace e non si ritorcano contro chi le ha condotte? Come si può pensare di porre le basi del domani senza coesione, senza una visione d’insieme animata dal bene comune? Come si può continuare a tradire i desideri di pace dei popoli con le false propagande del riarmo, nella vana illusione che la supremazia risolva i problemi anziché alimentare odio e vendetta? La gente è sempre meno ignara della quantità di soldi che vanno nelle tasche dei mercanti di morte e con le quali si potrebbero costruire ospedali e scuole; e invece si distruggono quelli già costruiti! E mi chiedo: da cristiani, oltre a sdegnarci, ad alzare la voce e a rimboccarci le maniche per essere costruttori di pace e favorire il dialogo, che cosa possiamo fare? Credo che anzitutto occorra veramente pregare. Sta a noi fare di ogni tragica notizia e immagine che ci colpisce un grido di intercessione a Dio. E poi aiutare, come fate voi e come molti fanno, e possono fare, attraverso di voi. Ma c’è di più, e lo dico pensando specialmente all’Oriente cristiano: c’è la testimonianza. È la chiamata a rimanere fedeli a Gesù, senza impigliarsi nei tentacoli del potere. È imitare Cristo, che ha vinto il male amando dalla croce, mostrando un modo di regnare diverso da quello di Erode e Pilato: uno, per paura di essere spodestato, aveva ammazzato i bambini, che oggi non cessano di essere dilaniati con le bombe; l’altro si è lavato le mani, come rischiamo di fare quotidianamente fino alle soglie dell’irreparabile».

È un discorso storico quello di Papa Leone XIV, rivolto ieri ai partecipanti all’Assemblea plenaria della Riunione delle Opere per l’aiuto alle Chiese Orientali (Roaco) nella Sala Clementina. Trovate l’integrale qui. Ma già le frasi citate sono di una limpidezza e di un coraggio assoluti. Commenta Paolo Rodari sul Manifesto stamattina: «Serve un impegno deciso a costruire la pace con azioni concrete, scelte coraggiose e una testimonianza profetica contro la cultura delle armi, anche quando mascherata da strategia di sicurezza. In un mondo in cui l’arsenale militare continua a crescere, in cui guerre vengono giustificate con falsi pretesti e l’indifferenza si fa sistema, la voce della Chiesa, oggi incarnata da Leone XIV, risuona con forza: il disarmo non è un’opzione, è una necessità morale, spirituale e politica».

Non si tratta di principi astratti. Proprio ieri è stato pubblicato il Global Peace Index Briefing, il rapporto annuale che misura pace, sicurezza e stabilità nel mondo. Nel 2025, riporta una sintesi, «rivela una radicale riorganizzazione dell'ordine globale mai vista dalla Guerra Fredda. Descrive un declino record della pace globale, poiché l'aumento delle morti nei conflitti, l'accelerazione delle tensioni geopolitiche e l’erosione della coesione sociale stanno determinando una “Grande Frammentazione”».

L’attualità lo dimostra ogni giorno. Dopo gli impegni presi nel vertice Nato a proposito di un enorme aumento delle spese militari dei singoli Stati, i leader ne hanno discusso anche al Consiglio Europeo, che peraltro si è spaccato a proposito dei rapporti con Israele: la Spagna e altri Paesi avrebbero voluto sanzionarlo per Gaza, mentre Italia e Germania si sono opposti. La decisione su Netanyahu è rinviata a luglio. Ieri pomeriggio nel suo intervento la nostra premier Giorgia Meloni, riporta il Corriere, «ha sollevato le contraddizioni delle regole attuali sulle spese militari, che penalizzano Paesi come noi che sono sotto procedura di infrazione, chiedendo di rivedere le regole, che attualmente consentono solo ai Paesi cosiddetti virtuosi di sforare il 3% del deficit per le spese militari, senza conseguenze. “Noi rischiamo di restare in procedura di infrazione se usiamo la flessibilità concessa dalla Ue”, ha chiosato Meloni». Non per niente Giulio Tremonti torna sulla proposta di eurobond per finanziare il riarmo.

Coraggioso anche Ferruccio De Bortoli sul Corriere. che fissa alcune idee molto chiare e scrive: «Sulla carta gli impegni per il riarmo sono giganteschi. Equivalgono di fatto a un Pnrr militare aggiuntivo. Saremo dunque capaci, eventualmente, di spenderli? (...). Chi è contro il riarmo esprime una posizione legittima. Non è un nemico della Patria. Vanno spiegate le ragioni della sicurezza nazionale che un governo responsabile non può sottacere, né dissimulare. In un confronto aperto e sincero, si dovrebbe anche ammettere che difficilmente non si sacrificheranno investimenti di altra natura. Si pagherà un prezzo, inevitabile. Escluderlo è una presa in giro». Carlo Cottarelli, esperto di spesa pubblica, ex FMI, e oggi in Cattolica, intervistato dal Fatto sostiene: «Non considero la spesa militare immorale. Occorre difendersi e la deterrenza è importante. Ma in questa e in altre aree di spesa pubblica è sbagliato (se vogliamo immorale) spendere più di quanto necessario e, da quello che ho visto, non sono convinto che spendere il 3,5% del Pil per la Difesa sia necessario in Italia».

Il Vescovo Mariano Crociata della Conferenza episcopale europea dice ad Avvenire: «Il necessario investimento in difesa deve essere perseguito a determinate condizioni, e cioè in funzione di deterrenza e non di belligeranza, e soprattutto non deve diventare il nuovo orizzonte ideale e politico della Ue, ma collocarsi dentro una strategia che persegua nelle nuove condizioni l’Unione come progetto di pace. L’Europa dovrebbe avere un ruolo determinante nella costruzione di una nuova architettura mondiale di pace, radicata nel multilateralismo e nel rispetto del diritto internazionale».

Se volete continuare a leggere, potete abbonarvi cliccando sul pulsante qui sotto:

Questo post è per abbonati a pagamento.

Already a paid subscriber? Accedi
© 2025 Alessandro Banfi
Privacy ∙ Condizioni ∙ Notifica di raccolta
Inizia a scrivere.Scarica l'app
Substack è la casa della grande cultura

Condividi