Riuniti dalle armi
Accordo Gb-Europa per la corsa agli armamenti, 5 anni dopo la Brexit. Telefonata Trump-Putin interlocutoria. Vaticano crocevia di pace: JD Vance da Leone. Strappo leghista sul terzo mandato
Tramonta la Brexit nel nome delle armi. L’accordo è celebrato dalla photo opportunity dei leader Ursula von der Leyen, Keir Starmer e Antonio Costa ritratti sulla tolda della nave da guerra ancorata nel Tamigi. Cinque anni dopo lo strappo con Bruxelles, Europa e Gran Bretagna si riavvicinano. Il vero accordo riguarda un partenariato strategico militare, che permetterà alle industrie belliche britanniche di beneficiare dei 150 miliardi stanziati per il riarmo europeo dal cosiddetto programma Safe. Gli altri punti dell’intesa comune riguardano gli scambi commerciali, le file ai controlli di sicurezza, la diatriba sul pescato. Tutti capitoli che attendono un’attuazione concreta. Sulle armi invece si parte subito. Il paradosso è che l’intesa viene firmata nel giorno in cui la diplomazia è ufficialmente al lavoro per cercare la pace. Ma europei ed inglesi hanno un’altra prospettiva: si stanno armando fino ai denti.
Donald Trump e Vladimir Putin si sono parlati al telefono per due ore. È stata la terza telefonata fra i due leader dall’insediamento del presidente americano a fine gennaio. Il colloquio è stato definito «eccellente» da Trump; «molto informativo e molto franco» secondo Putin. Il secondo aggettivo usato dallo Zar (“franco”) nel linguaggio diplomatico significa divergenze. Per questo una soluzione della guerra in Ucraina non sembra vicina. Mosca «proporrà ed è pronta a lavorare con la parte ucraina su un memorandum a proposito del futuro accordo di pace determinando una serie di posizioni come, per esempio, i principi di ricomposizione, i tempi di una eventuale conclusione dell’accordo». Il cessate il fuoco può arrivare però solo dopo queste intese che necessitano, ha aggiunto il portavoce del Cremlino Dmitrj Peskov, «un lavoro accurato e possibilmente prolungato».
Papa Leone XIV, che domenica aveva incontrato Volodymyr Zelensky, ha ricevuto in udienza privata ieri il vicepresidente J. D. Vance e il segretario di Stato Marco Rubio. Scrive Giacomo Gambassi stamattina su Avvenire: «Sono i primi tasselli del mosaico diplomatico che, nelle intenzioni di Leone XIV, vuole fare della Santa Sede un crocevia di incontro internazionale per tracciare sentieri di pace e favorire i colloqui fra le parti. “Per milioni di persone in tutto il mondo – scrive il leader ucraino sui social al termine dell’udienza di domenica – il Pontefice è un simbolo di speranza e di pace. L’autorità e la voce della Santa Sede possono svolgere un ruolo importante per far concludere la guerra. Ringraziamo il Vaticano per la sua disponibilità a fungere da piattaforma per i negoziati diretti tra Ucraina e Russia. Siamo pronti al dialogo in qualsiasi forma per ottenere risultati tangibili”». Ha fatto eco a Zelensky JD Vance, quando ha detto sempre ieri prima di lasciare Roma: «Penso che il Vaticano, e in particolare il Papa, sia un grande sostenitore della pace nel mondo. Per questo lavoreremo bene insieme». Washington ha fatto sapere che il vicepresidente ha consegnato a Leone XIV una lettera di Trump per invitarlo alla Casa Bianca. Il Vaticano diventerà una sede di negoziato? Difficile prevederlo ma certo Leone XIV fa sul serio.
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