Salvezza senza barconi
La lotta agli scafisti è un'alternativa legale alla fuga. Scontro con le Ong, Tajani: evitiamo il crollo della Tunisia. Putin: siamo accerchiati dalla Nato. Banche, il sistema è fragile. Caos Israele
In Italia l’emergenza sbarchi (5mila solo in pochi giorni) si risolve in un braccio di ferro sulle navi delle Ong. Riportando ognuno in una posizione comoda: chi vuole innanzitutto accogliere e salvare contro chi vuole anzitutto respingere e “aiutare a casa loro”. La realtà dei fatti è più complicata e anche drammatica: non c’è oggi un modo ordinato e legale per regolare i flussi di chi sceglie l’Italia o l’Europa, anche avendone diritto. Dopo il “Wir schaffen das” di Angela Merkel, non c’è stata una minima idea comune europea per affrontare la questione. Che in un anno di guerra è diventata gigantesca: i Paesi del Nord Africa e del Golfo concentrano ora criticità epocali. Dalla Tunisia al collasso, e che caccia i migranti sub-sahariani, all’Afghanistan abbandonato alla dittatura e alla povertà dei talebani, l’arco della crisi migratoria è ampio e circonda un Occidente paralizzato. Spiriti religiosi, uomini delle chiese, intellettuali lanciano appelli inascoltati ai politici e ai governi. Il papa continua a sottolineare che c’è un diritto a restare nel proprio Paese oppure ad essere accolto e integrato. E’ vero: oggi in Italia è il clic day per l’ingresso regolare di 82 mila lavoratori stranieri. Una buona notizia ma una goccia nel mare. Nonostante i proclami sul piano Mattei per l’Africa, infatti non è ancora chiaro quante risorse, economiche e finanziarie, ma anche di strategia politica, l’Italia e l’Europa intendono mettere in atto.
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