Schlein da dimissioni
Notevole sconfitta della neo segretaria del Pd, battuta anche ad Ancona. Vicenza e Terni le eccezioni. In Kosovo torna la tensione. Alleanza Papa-Mattarella sulla Romagna. Spagna al voto
La linea scelta dal Partito democratico, quella di Elly Schlein, è stata bocciata dagli italiani. Per la sinistra non è facile sopravvivere in tutta l’Europa. Ma nel suo piccolo l’elite radical chic dei nostri democratici, espropriando la decisione della “ditta” che aveva, nelle ultime primarie, puntato sul pragmatico Stefano Bonaccini, ha creato una leadership votata alla sconfitta. È questo il senso del test elettorale delle amministrative che si sono chiuse in questo fine settimane. Per il Pd e per l’opposizione in genere è una Caporetto. Giorgia Meloni esulta e si attribuisce la vittoria: “Non ci sono più roccaforti”. E il riferimento va ad Ancona, storico capoluogo rosso delle Marche. Come sempre, è interessante vedere le eccezioni: a cominciare dal caso Vicenza, terzo capoluogo veneto, dopo Verona e Padova, nel dominio meloniano, a non essere governato dal centro destra. Qui Giacomo Possamai ha lavorato “porta a porta”, convincendo gli indecisi ad andare a votare. Le elezioni in Italia sono infatti diventate quasi di minoranza, riportare gli elettori al voto può fare la differenza. Spengere i social e tornare nelle strade e nelle piazze può essere una ricetta vincente nel mondo dove di solito prevale la solitudine e l’estraneità. Politicamente Possamai si è presentato come candidato di tutta la sinistra: da Calenda ai 5 Stelle, ma non ha voluto che Elly Schlein facesse comizi nella sua città. A Terni il centro destra è stato invece battuto da un candidato civico e centrista come Stefano Bandecchi, presidente della squadra di calcio. Anche qui pragmatismo e radicamento locale invece delle battaglie teoriche da star di Hollywood. Una riflessione della sinistra dovrebbe ripartire da qui.
Il centro destra è stato premiato anche per una scelta ben fatta dei candidati nelle città. Imparata la lezione di due anni fa, ha saputo proporre una classe dirigente credibile. Anche qui ci sono spunti di riflessione: se proiettiamo questa prospettiva sul piano nazionale, non tutte le scelte finora fatte dal governo sono nella stessa direzione. A Meloni si ripropone spesso il dilemma fra propaganda e cose concrete da fare. Banco di prova sono, in questo senso, l’attuazione del Pnrr (domani giornata decisiva) e la nomina del commissario per l’alluvione (dopo il rifiuto di Bonaccini).
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