La Versione di Banfi

La Versione di Banfi

Share this post

La Versione di Banfi
La Versione di Banfi
Sconfitta storica di Marine Le Pen

Sconfitta storica di Marine Le Pen

L'ultra destra terzo partito. La desistenza è un successo: vince il fronte repubblicano. Probabile governo dei moderati, Macron decide. Salvini con Orbán. Papa Francesco: i discorsi di Trieste

Avatar di Alessandro Banfi
Alessandro Banfi
lug 08, 2024
∙ A pagamento
4

Share this post

La Versione di Banfi
La Versione di Banfi
Sconfitta storica di Marine Le Pen
2
Condividi

Emmanuel Macron è antipatico ed ha un evidente complesso di superiorità e non solo nei confronti degli italiani. Ma bisogna ammettere che ha capacità politiche notevoli. I lettori della Versione lo sanno da diversi giorni (anche quando il Corriere della Sera titolava: Macron nell’angolo). Infatti, il suo “azzardo” che risale ufficialmente ad un mese fa è stata un’operazione politica lucida: allearsi organicamente coi socialisti e i gollisti non ammaliati dalla Le Pen, e solo in un cartello elettorale con la sinistra estrema di Melenchon, per creare un fronte nazionale repubblicano che impedisse ancora una volta alla destra sovranista di prendere il potere. La notizia delle elezioni francesi, quindi, è solo una ed è una notizia grande come una casa: Marine Le Pen non ha ottenuto la maggioranza dell’Assemblea Nazionale. Neanche questa volta. La destra è arrivata solo terza. Il precipitoso Jordan Bardella che era sicuro di andare al governo, dopo il primo turno, deve rinunciarci. Così come nonostante l’eccitazione di ieri sera è ben difficile che Jean Luc Mélenchon diventi davvero il primo ministro, per quello si è affrettato (anche lui come Bardella al primo turno) a dire che aveva vinto. Le regole istituzionali francesi vanno conosciute e stamattina ricordiamo che ora toccherà a Macron stesso dare l’incarico ad una personalità fra i partiti maggiori. Come spiega Giles Kepel al Quotidiano Nazionale, è molto probabile che si formerà una maggioranza moderata tra macronisti, repubblicani e sinistra moderata, ovvero Ppe, liberali e Pse, senza la componente radicale di Jean-Luc Mélenchon. Il governo, a differenza dell’Italia che è una Repubblica parlamentare e non presidenziale, non ha bisogno di un voto di fiducia e si crea subito. Può essere sottoposto ad una sfiducia, su proposta dell’opposizione, ma la deve votare la maggioranza assoluta dell’Assemblea Nazionale. Non sarà dunque un rebus, né un rompicapo. Fra l’altro i gollisti sono rimasti una forza importante, dopo il ciclone Ciotti che ha cercato di farli diventar alleati di Le Pen, e con una sessantina di deputati potrebbero appoggiare il nuovo primo ministro.

Certo, i critici di Macron e gli avversari politici gli contestano che dietro l’abilità tattica non ci sia una visione, un disegno di lungo respiro. Ma non dimentichiamoci che ad esempio Ursula von der Leyen aveva spiegato ai colleghi tedeschi (secondo la Bild) che la mossa di Macron era solo per “sporcare” i lepenisti nel governo, così da creare un “disincanto” alle prossime presidenziali. Attribuzione di intenzioni tattiche questa sì davvero esagerata. Quello di Macron non è più il primo partito francese ma resta comunque il secondo e con una quota di deputati molto vicina a quella di prima. Certo, lui non potrà essere rieletto la terza volta all’Eliseo per le regole costituzionali francesi. E forse, come ha detto Francois Hollande, non rimarrà molto della sua politica di centro. Ma pure gli va riconosciuto di non aver voluto rassegnarsi agli istinti razzisti ed anti-europei della destra francese.

Un messaggio (anche per i cattolici italiani, dopo parleremo di Trieste) viene proprio dall’affermazione del centro in Francia: nonostante il manicheismo bipolarista, imposto dai sovranisti e dalle illusioni della sinistra del Fronte, è vivo e vegeto. In Italia, alle ultime Europee, lo sarebbe stato se non si fosse diviso fra Matteo Renzi e Carlo Calenda: 7 milioni di elettori, più del 10 per cento. A Parigi sono decisivi, da noi irrilevanti. D’altra parte, basta vedere la situazione da Bruxelles per capire di che cosa stiamo parlando. Entro il 18 luglio si formerà un nuovo raggruppamento di ultradestra, i Patrioti, iniziato da Viktor Orbán, che ha già accolto lo spagnolo Vox, cechi, austriaci, olandesi e che arruolerà la Lega di Matteo Salvini e Marine Le Pen. Potrebbe diventare un gruppo diverso e più numeroso di Ecr, i Conservatori di Giorgia Meloni.  

Se volete continuare a leggere, potete iscrivervi subito e SE NON SIETE GIÀ ABBONATI, cliccate su questo pulsante verde:

Questo post è per abbonati a pagamento.

Già abbonato a pagamento? Accedi
© 2025 Alessandro Banfi
Privacy ∙ Condizioni ∙ Notifica di raccolta
Inizia a scrivere.Scarica l'app
Substack è la casa della grande cultura

Condividi