Sei mesi di odio
35 mila morti a Gaza, più di 100 ostaggi nelle mani di Hamas. L'Iran coinvolto, i cooperanti uccisi. 100mila in piazza contro Netanyahu. Conte rompe ancora col Pd. La lezione di Gemma Capra
Sono passati sei mesi dall’attacco terroristico di Hamas del 7 ottobre, con uccisioni, stupri e orrori degni di un pogrom. Sei mesi di guerra e di morti. Sono forse 35 mila le vittime palestinesi nella Striscia di Gaza, uccise nei bombardamenti, fra loro molte donne e bambini. Ci sono ancora più di 100 ostaggi israeliani nelle mani di Hamas e Israele ha pagato il prezzo di vittime più alto da quando è stato fondato nel 1948. Il capo di Hamas è ancora attivo, anche se alcuni leader dell’organizzazione terroristica sono stati colpiti. La Corte internazionale di giustizia dell’Aja ha ammesso un procedimento proposto dal Sudafrica contro Israele per ciò che l’esercito sta facendo nella Striscia. Mentre il mondo occidentale è insorto dopo che tre missili hanno centrato la missione dei cooperanti della World Central Kitchen, uccisi mentre portavano viveri ai palestinesi.
In sei mesi il conflitto si è allargato: prima al Mar Rosso con gli attacchi della milizia Houthi ai cargo occidentali. Poi all’Iran, con l’attacco mirato di Israele del primo aprile alla sede del consolato iraniano a Damasco, in cui è stato ucciso fra gli altri Mohammad Reza Zahedi, alto ufficiale delle Forze al-Quds dei pasdaran. L’Iran ha promesso vendetta.
Mercoledì finisce il Ramadan e si apre forse una nuova fase. Nonostante, infatti, che 100 mila israeliani siano scesi in piazza contro il governo a Tel Aviv, il premier Benjamin Netanyahu sembra intenzionato a dare il via libera all’invasione militare di Rafah, dove si assembrano un milione e 800 mila profughi palestinesi.
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