Sei mesi vissuti pericolosamente
Dati drammatici alla chiusura del 30 giugno. Le Borse non perdevano tanto da 52 anni. L'inflazione in Italia è all' 8 per cento e continua ad accelerare. Ma l'Europa pensa solo ad armarsi meglio
Si è chiuso ieri, 30 giugno, il primo semestre peggiore nella storia delle Borse mondiali dal 1970. Mai i mercati avevano perso tanto, da 52 anni a questa parte: più del 20 per cento del loro valore. Ad aumentare sono state solo le quotazioni delle materie prime e del dollaro. Il dollar index è salito del 10% su scala globale superando i 105 punti, come non accadeva dal 2003. Un terremoto dovuto sì all’invasione russa dell’Ucraina, ma che di fatto è iniziato ben prima, con la corsa dei prezzi energetici e con un’inflazione galoppante in tutti i Paesi occidentali. Sono dati che mettono paura e non riguardano solo chi si occupa di finanza. Sappiamo già che la carestia di cereali e l’aumento dei prezzi dell’energia stanno provocando conseguenze drammatiche nelle zone più povere del mondo, come nel nord Africa. Sappiamo che le banche centrali sono corse ai ripari, bloccando il quantitative easing e aumentando i tassi di interesse. Per ora senza che queste drastiche misure diano la sensazione di essere efficaci. La promessa della presidente della Bce Christine Lagarde di varare uno “scudo anti inflazione” sui prezzi energetici non ha finora trovato realizzazione concreta.