Sì al gas ma niente pace
Draghi telefona a Putin: tratta sul grano ma "non vede spiragli per la pace". Pressing sul Consiglio d'Europa. Accordo di governo sui balneari. Patto Conte-Letta sulle primarie. Morto Ciriaco De Mita
L’Italia torna in primo piano negli sforzi diplomatici per mettere fine all’invasione russa dell’Ucraina. Ieri il nostro premier Mario Draghi ha preso l’iniziativa di telefonare al presidente russo Vladimir Putin. È il secondo contatto diretto fra i due leader dopo quello di fine marzo, nei giorni dell’accordo di Istanbul. Draghi ha gelato le speranze della trattativa, dicendo: “Non vedo spiragli di pace”. Ma in realtà con lo Zar del Cremlino sono stati trattati due punti importanti: la fornitura di gas, assicurata al nostro Paese, e il grano bloccato nel porto di Odessa. La condizione dei russi per riaprire il flusso commerciale è il controllo della rotta delle navi, destinazioni comprese. Intanto il Presidente Sergio Mattarella ha revocato le onorificenze ad alcuni oligarchi russi. Sul campo bellico, l’offensiva russa nell’Est sta mettendo in difficoltà gli ucraini, che per la prima volta ammettono di essere in affanno. Secondo La Repubblica ci sarebbero diecimila soldati russi intrappolati a Severodonetsk.
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