La Versione di Banfi

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Stretti al Papa come Acutis

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I giovani adolescenti invadono Roma nel giorno che doveva essere di Carlo Acutis: diventa un nuovo abbraccio a Francesco. Si spera nella pace in Ucraina. Oggi le Congregazioni decidono su Becciu

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Alessandro Banfi
apr 28, 2025
∙ A pagamento
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Liberata in parte dall’imponente sistema di sicurezza allestito per proteggere i grandi della Terra, Roma è stata invasa ieri dai giovani del Giubileo degli adolescenti con la loro naturale allegria. Ieri avrebbe dovuto essere il giorno di Carlo Acutis, slittato per la morte del Papa, ma certo la sua memoria ha aleggiato sulla Capitale grazie a questa marea umana. Ma il giorno dopo i funerali di papa Francesco non è stato solo questo: dalle 7 di ieri mattina (dopo l’omaggio di tutti i cardinali) si è prodotta una fila di migliaia e migliaia di fedeli di fronte alla Basilica di Santa Maria Maggiore. Obiettivo: salutare papa Francesco nella nuova tomba. Tutta la zona attorno alla chiesa è stata presa d’assalto, si calcola che almeno 60 mila persone siano sfilate ieri, fra mattina e pomeriggio. E oggi si ricomincia.

La giornata di sabato ha generato ancora molti commenti e reazioni sul piano della diplomazia e della politica internazionale. Il disgelo fra Volodymyr Zelensky e Donald Trump, dopo il faccia a faccia dentro la Basilica di San Pietro, potrebbe avere qualche frutto, non solo per quello che ha detto Marco Rubio, segretario di Stato Usa, ma anche per quanto scrivono i giornali francesi e inglesi. C’è infatti chi vede con fiducia il contributo di un piano europeo alla possibile negoziazione sull’Ucraina. In Italia Matteo Renzi critica Giorgia Meloni, rimasta fuori dalla photo opportunity, resta però il fatto che il disgelo fra i presidenti rientra nella linea predicata dalla nostra premier. Forse il nostro governo non ha fatto davvero “da ponte” come si dice, ma non ha neanche costruito muri nel rapporto Usa-Europa. Anzi lo ha favorito.

Nel frattempo, la popolarità di Donald Trump sembra già in grande declino anche negli Stati Uniti, dove pure è stato votato (fra il 39 e il 41 per cento). Le tante guerre interne (contro l’università, Wall Street, la Federal Reserve eccetera), la politica estera “cattivista” soprattutto su Gaza e i dazi contro mezzo mondo stanno creando un sentimento di rifiuto del nuovo Presidente.

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