Studenti fuorilegge
Arresti degli studenti e sgomberi della Polizia negli atenei da New York a Los Angeles. Biden: "Illegali". Per la tregua si tratta ancora. Chiuse le liste per il voto europeo. Ocse: allarme debito
Joe Biden rischia di allontanare parte del suo elettorato, proprio a pochi mesi dalle presidenziali. La decisione di intervenire con la Polizia e le retate in tutti gli Stati Uniti contro le proteste studentesche a favore dei palestinesi, secondo i sondaggi, potrebbe cambiare le sorti delle elezioni. Ieri il Presidente ha cercato di spiegare la svolta, sostenendo che non si possono tollerare atti illegali e violenti degli studenti. Che hanno sì il diritto di manifestare ma nei limiti della legge. Resta la sensazione che leggere le proteste politiche nella chiave dell’ordine pubblico possa essere un pericoloso boomerang. Anche perché proteste simili hanno dilagato in altri Paesi, come in Francia. È vero: tutti temono un ritorno dell’antisemitismo e dell’islamofobia, due pericolose malattie peraltro citate da Biden. Ma è da vedere se gli sgomberi dei poliziotti e gli arresti di massa degli studenti non possano rivelarsi un boomerang. La Stampa oggi intervista Tahar Ben Jelloun, che invita a non sottovalutare il senso di ingiustizia che anima i giovani. Concetto condiviso ieri anche da Nicholas Kristoff, columnist del New York Times. Che allo stesso tempo consiglia gli studenti di isolare i violenti: la loro lotta è efficace se resta pacifica, altrimenti non serve davvero ai palestinesi di Gaza (vedi Foto del Giorno).
Le notizie dal Medio Oriente raccontano ancora di attese e di sospensioni rispetto alle speranze di una tregua. Le trattative sarebbero ancora in corso a tempo scaduto. In ogni occasione Benjamin Netanyahu torna però a ripetere che l’invasione di Rafah, dove sono ammassati un milione e mezzo di palestinesi, è inevitabile.
Nell’altra guerra, quella provocata dall’invasione russa dell’Ucraina, la notizia è la nuova esplicita minaccia di Emmanuel Macron. Che ha detto all’Economist: se la Russia rompe il fronte dobbiamo intervenire con le truppe sul terreno. Lo aveva già detto a febbraio. Oggi l’uscita assume un carattere più urgente perché secondo Kiev le difese approntate stanno cedendo. A Roma c’è stato un tavolo coi rappresentanti delle 400 aziende italiane che ancora lavorano per la Russia: il ministro Tajani ha assicurato assistenza.
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