Sull'orlo della voragine
Leone e il grido di pace. Trump rivendica l'attacco Usa, mentre si attende la riposta iraniana. Prezzo del petrolio in salita. Oggi Meloni alle Camere, ieri colloquio con Schlein. D'Avenia e il riarmo
Da Roma il grido per la pace. Per evitare di cadere nella voragine della guerra. Ha detto ieri papa Leone all’Angelus: «Si susseguono notizie allarmanti dal Medio Oriente, soprattutto dall’Iran. In questo scenario drammatico, che include Israele e Palestina, rischia di cadere in oblio la sofferenza quotidiana della popolazione, specialmente a Gaza e negli altri territori, dove l'urgenza di un adeguato sostegno umanitario si fa sempre più pressante. Oggi più che mai, l’umanità grida e invoca la pace. È un grido che chiede responsabilità e ragione, e non dev’essere soffocato dal fragore delle armi e da parole retoriche che incitano al conflitto. Ogni membro della comunità internazionale ha una responsabilità morale: fermare la tragedia della guerra, prima che essa diventi una voragine irreparabile. Non esistono conflitti “lontani” quando la dignità umana è in gioco. La guerra non risolve i problemi, anzi li amplifica e produce ferite profonde nella storia dei popoli, che impiegano generazioni per rimarginarsi. Nessuna vittoria armata potrà compensare il dolore delle madri, la paura dei bambini, il futuro rubato. Che la diplomazia faccia tacere le armi! Che le Nazioni traccino il loro futuro con opere di pace, non con la violenza e conflitti sanguinosi!».
Il mondo è sotto choc per l’ingresso diretto negli Stati Uniti nella guerra che Israele ha lanciato contro l’Iran da una settimana. Scrive Lucio Caracciolo su Repubblica: «Con l'attacco all'Iran Donald Trump avrà forse inflitto gravi danni ai siti atomici persiani ma ha certamente danneggiato la residua credibilità degli Stati Uniti nel mondo». Paolo Mieli sul Corriere della Sera conferma: «Il doppio attacco — israeliano prima, americano poi — agli impianti nucleari iraniani di Natanz, Isfahan e ieri notte Fordow, costituisce un’aperta violazione della legalità internazionale e conduce il mondo intero sull’orlo di una guerra mondiale». Che riecheggia la “voragine” di Papa Leone. Marco Travaglio sul Fatto, per una volta, è allineato con i “giornaloni” e scrive: «Per ora non sappiamo se l'atto di terrorismo americano dell’altra notte resterà isolato, “una botta e via” per soddisfare le smanie di protagonismo di Trump e salvare la faccia a Netanyahu nell’ennesima guerra senza sbocchi, o se prelude a un nuovo Afghanistan o Iraq». Anche da destra piovono critiche, Stefano Graziosi scrive sulla Verità: «Il coinvolgimento diretto degli Stati Uniti contro l’Iran ha spaccato la base Maga. Da una parte, emerge l’anima ostile agli interventi militari all’estero, favorevole ai dazi e concentrata sulla tutela della working class; dall’altra, spunta l’anima più “istituzionale” e vicina agli apparati di sicurezza nazionale che, pur puntando a ricalibrare la politica estera di Washington sulla base delle risorse disponibili, non accetta la dismissione dell’impero americano».
Se questi sono i commenti (quasi tutti negativi in Europa), i fatti non sono ancora delineati. Non si sa, ad esempio, quanto sia stato davvero efficace il bombardamento americano, al di là di quanto dice il Pentagono. Sul fronte interno iraniano (oggi nuova intervista su Repubblica alla premio Nobel Narges Mohammadi, dissidente iraniana: «La Repubblica Islamica non ha sostegno popolare ma il governo farà qualsiasi cosa per sopravvivere. Noi cittadini siamo tra due minacce. Questa guerra non può portare la democrazia») si valutano le possibili reazioni del governo: attaccare le basi statunitensi, svegliare le cellule dormienti di terroristi, chiudere lo stretto di Hormuz. Ieri mattina, già ne davamo notizia nella Versione, l’Iran ha lanciato 40 missili su Tel Aviv e Gerusalemme, colpendo due palazzi e facendo decine di feriti. È diventato irraggiungibile Ali Khamenei, la Guida Suprema, il cui parere è necessario in ogni eventuale mediazione sottobanco. Benjamin Netanyahu ha pregato per Trump al Muro del Pianto a Gerusalemme e ha detto: «Con lui abbiamo raggiunto traguardi senza precedenti».
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