Sull’orlo di una nuova guerra
Missili e droni dell'Iran su Israele: bloccati al 99%. Nel pomeriggio gabinetto di guerra. Biden: "Non rispondete". Teheran: "Per noi finisce qui". Meloni convoca il G7. Il conflitto si allarga?
Le notizie dell’ultima ora incalzano. La ritorsione dell’Iran all’attacco al consolato di Damasco si è materializzata con il lancio di droni e missili la scorsa notte su Israele. La circostanza ha gettato il mondo nell’angoscia di un allargamento del conflitto a tutto il Medio Oriente. Anche se la difesa dell’esercito israeliano ha impedito che l’attacco andasse a buon fine, intercettando il 99% delle armi iraniane, che però sarebbero state lanciate anche dal Libano. Si tratta di un attacco diretto, che coinvolge ufficialmente due Stati. È fissato nel primo pomeriggio, ora d’Israele, una riunione del gabinetto di guerra in cui decidere l’eventuale nuova risposta all’Iran. L’appello di Washington è stato quasi immediato: “Non rispondete”, dice ora il presidente Usa Joe Biden all’alleato Benjamin Netanyahu. L’ Iran, da parte sua, si rivolge all’Onu e sottolinea: “Per noi finisce qui”. Ma è difficile che finisca così come vorrebbero gli ayatollah. La premier Giorgia Meloni ha già convocato il G7 mentre Germania e Gran Bretagna si sono affrettate a dare solidarietà ad Israele sotto attacco.
I commenti dei giornali di oggi rispecchiano tutte le preoccupazioni diplomatiche. Nella sua analisi per La Stampa Domenico Quirico sostiene: «Israele conosce bene i nemici che ha intorno. Sfregiando gli ayatollah con l’attacco a Damasco, umiliandoli davanti agli alleati sudditi non ha forse voluto costringerli a scatenare quella Grande Guerra mediorientale in cui Netanyhau spera di trovare la scorciatoia per uscire dall’impasse di Gaza?». Per Federico Rampini, Corriere della Sera, è la guerra per procura: «La rappresaglia diretta dell’Iran contro Israele apre una fase nuova di questa guerra. (…) Fino a questo momento la guerra era andata secondo i piani: cioè molto bene dal punto di vista della teocrazia islamica di Teheran. La possibilità di una guerra diretta fra Israele e Iran sembrava ancora abbastanza remota il 7 ottobre 2023. Nonostante fosse chiaro che Hamas aveva potuto scatenare quella strage solo grazie all’appoggio del suo grande protettore, il regime degli ayatollah preferiva continuare le “guerre per procura”». Su Avvenire Riccardo Redaelli riflette tutti i timori di chi vuole la pace: «L’allargamento del conflitto, che avrebbe effetti disastrosi per le popolazioni e per le economie di tutto il pianeta, gioverebbe però agli opposti estremismi: ad Hamas sicuramente, ancora lungi dall’essere distrutta come sperava Netanyahu; ma anche all’ultra-destra israeliana, ossessionata dal ricreare l’Israele biblico, attuando politiche ancora più aggressive verso il popolo palestinese».
AVVISO AGLI ABBONATI:
Invece dell’antologia degli articoli, offriamo oggi nei pdf un sommario ragionato e alcune righe di sintesi di ogni articolo presente nei Pdf.
Se volete continuare a leggere, potete iscrivervi subito e SE NON SIETE GIÀ ABBONATI, cliccate su questo pulsante verde: