Tensione sulla tregua
Secondo rilascio degli ostaggi travagliato. La rabbia di Gaza, la gioia della Cisgiordania. Sanchez attacca Israele. Centinaia di migliaia in piazza in difesa delle donne. Il Papa andrà a Cop28
Nuova consegna degli ostaggi israeliani la scorsa notte. Grande tensione prima di questo secondo rilascio e polemiche stamattina perché una bambina rapita sarebbe stata liberata senza la madre, violando gli accordi con Hamas. La tregua regge con fatica, in una continua guerra di nervi. Il governo di Benjamin Netanyahu ha accettato lo scambio dei prigionieri, con il fine di riportare a casa tutti gli ostaggi ancora nelle mani dei terroristi di Hamas. Ma sta pagando un doppio prezzo altissimo: i detenuti palestinesi liberati in Cisgiordania aumentano la popolarità del gruppo radicale islamista. Mentre la popolazione di Gaza è stremata, arrabbiata, per certi versi, come riferisce oggi Repubblica, “esasperata dal governo di Hamas”. È stato il cardinal Pierbattista Pizzaballa a sottolineare che è necessario affrontare quanto prima il tema di che cosa accadrà nel prossimo futuro agli abitanti della Striscia. L’inizio della tregua rappresenta un’occasione preziosa per ricostruire una convivenza possibile.
Domenico Quirico sulla Stampa di sabato, in modo amaro, nota che per la prima volta Israele sta “perdendo la guerra”, perché la reazione del governo Netanyahu all’assalto del 7 ottobre non sembra avere alcuna prospettiva e ha portato l’opinione pubblica mondiale in una posizione molto critica verso Israele. Non è un caso che il premier socialista spagnolo Pedro Sanchez, presidente di turno dell’Unione Europea, accompagnato dal premier belga Alexander de Croo, che guiderà l’Unione a partire dal primo gennaio, in vista in Israele, abbia pesantemente accusato Gerusalemme per i bombardamenti di Gaza. Anche nei Paesi arabi che hanno riconosciuto Israele, come Egitto, Giordania ed Emirati, come riporta bene la rassegna stampa araba della Fondazione Oasis (la trovate qui), la reputazione israeliana è al punto più basso. Eppure, sono questi i Paesi chiave per il futuro del Medio Oriente, come ha scritto Victor Magiar sul Corriere di venerdì.
Papa Francesco è influenzato, ma parla fra poco all’Angelus ed ha anche confermato la partenza di venerdì primo dicembre per Dubai, dove parteciperà, con un discorso, alla Cop28, la Conferenza internazionale sul clima.
Se volete continuare a leggere, potete iscrivervi subito e SE NON SIETE GIÀ ABBONATI, cliccate su questo pulsante verde: