Tentato golpe
Prigozhin guida la rivolta dei combattenti della Wagner. Poi la sfida rientra grazie ad un accordo in extremis mediato da Lukashenko. Il mondo in ansia, Putin indebolito. Grande Papa con gli artisti
Una notte e una giornata di grande tensione nel mondo. I mercenari della compagnia Wagner guidati da Evgenij Prigozhin hanno preso il controllo di alcune città russe e si sono diretti minacciosamente contro Mosca in quello che è apparso come un colpo di Stato militare contro Vladimir Putin. Ma a duecento chilometri da Mosca la rivolta dei mercenari si è fermata: non è iniziata quella guerra civile armata a cui pure la capitale si stava preparando. La mediazione fra Prigozhin e Putin è arrivata ad opera del presidente bielorusso Alexander Lukashenko, che ha garantito un salvacondotto per tutti i combattenti della Wagner, che saranno accolti a Minsk. Si è percepita la grande delusione di Kiev, che già annunciava nuovi attacchi. Ma è facile ipotizzare che la giornata di ieri cambi tutto. I mercenari sono mercenari perché combattono per soldi ed evidentemente in Ucraina e in Occidente si è lavorato a lungo per questo golpe, come scrivono diversi commentatori oggi. Per molte settimane gli strateghi militari Usa hanno indicato infatti proprio nella Wagner il punto di forza della resistenza russa alla controffensiva ucraina, finora rivelatasi un fallimento. Come potrà militarmente resistere adesso Mosca senza i mercenari di Prigozhin?
Ancora più chiaro l’aspetto politico dell’indebolimento drammatico di Vladimir Putin. Come scrive Lucio Caracciolo sulla Stampa di oggi, l’insurrezione armata della Wagner contiene un principio potente di disintegrazione della Federazione russa. Allo stesso tempo, l’Occidente stesso, e in primo luogo gli Usa, sanno benissimo che una disgregazione improvvisa di una potenza nucleare desta preoccupazioni enormi, proprio perché le conseguenze non sono facilmente prevedibili. Il caos a Mosca è un obiettivo per gli ucraini, ma mette in ansia il mondo.
Il presidente della Comunità di Sant’Egidio Marco Impagliazzo nell’editoriale di Avvenire scrive oggi: «Una domanda resta oggi aperta di fronte allo scenario, che viviamo, di una terza guerra mondiale a pezzi: la pace è ancora possibile? Lo crediamo con grande convinzione, ma bisogna trovare le vie per realizzarla, con pazienza, ricostruendo le fratture, creando un’intelaiatura di garanzie per il futuro, dando sbocco alla volontà di pace di popoli “ostaggi” della guerra, di una cultura o di una propaganda di guerra». Anche oggi di fronte al tentato golpe e al passaggio drammatico della disintegrazione della Russia, dobbiamo ricordarci che tutti i popoli, tutti le madri e i bambini, tutti i singoli uomini sono ostaggio della guerra. La pace fragile, la pace apparentemente stupida, la pace che agli occhi del mondo sembra da smidollati è quello in cui speriamo.
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