La Versione di Banfi

Share this post

Ucraina, la guerra paradossale

alessandrobanfi.substack.com

Ucraina, la guerra paradossale

Il conflitto sembra inevitabile. Ma qual è il motivo? Sembra una ripicca fra Washington e Mosca. Giustizia, superbonus e inflazione le spine di Draghi. Stasera il Superbowl, domani San Valentino

Alessandro Banfi
Feb 13, 2022
2
2
Share this post

Ucraina, la guerra paradossale

alessandrobanfi.substack.com

Buona domenica a tutti, prima di affrontare la scelta di temi e articoli fatta per oggi, inizio rubando qualche riga per parlare ancora di noi.

GRAZIE AGLI ABBONATI E DIFFONDETE LA NOTIZIA!

Grazie a tutti quelli che hanno sottoscritto il nuovo abbonamento a pagamento di questa rassegna stampa. Come ho scritto venerdì, sono davvero commosso. Il vostro affetto, la vostra riconoscenza, la vostra adesione mi hanno davvero travolto. In una misura e con un entusiasmo inaspettati. L’abbonamento sarà di 5 euro al mese e, con lo sconto se ci si vuole impegnare subito, di 50 all’anno. Ma è ancora valida, ed è un’occasione da non perdere, l’ OFFERTA SPECIALE PRIMI ABBONATI, METÀ PREZZO per voi che mi avete seguito da tanto tempo. Si potrà aderire all’offerta speciale del 50 per cento: così l’abbonamento costerà  SOLO 2,50 AL MESE E  SOLO 25 EURO ALL’ANNO. Ovviamente questa offerta finisce già fra 15 giorni. Dunque passate parola e diffondete la notizia a chiunque fosse interessato.

Che cosa c’è da trattenere nei giornali del fine settimana?

UCRAINA, LA GUERRA ALLE PORTE

I principali titoli dei giornali di oggi comunicano angoscia. Per il Corriere sono Tutti in fuga dall’Ucraina. Mentre per Repubblica siamo alle Prove di guerra. La Stampa stima La pace appesa a un filo. Dopo l’invito ad abbandonare Kiev da parte degli americani, hanno preso la stessa decisione gli altri Paesi occidentali, Italia compresa. Anche i russi, per controbattere alla mossa americana, invitano i concittadini a lasciare l’Ucraina. Sta per accadere l’irreparabile. Ieri comunque c’è stato un colloquio telefonico di un’ora tra i presidenti Joe Biden e Vladimir Putin. Scrive Giampiero Gramaglia sul Fatto che la guerra si giustificherebbe su un paradosso, non su un motivo chiaro e dirimente:  

«L'urgenza del colloquio, preceduto da contatti separati tra i ministri degli Esteri e della Difesa, era avvertita soprattutto da Biden. Putin avrebbe pure aspettato la prossima settimana. La telefonata è avvenuta su una linea di comunicazione sicura a Camp David, dove Biden passa il fine settimana. Con il presidente c'era parte del suo staff per la sicurezza nazionale. L'obiettivo del colloquio era tracciare un sentiero diplomatico nella tensione militare, palpabile e crescente in queste ore, con un numero imponente di forze russe e loro alleate schierate su tre lati lungo i confini ucraini. L'insistenza e le pressioni americane e britanniche hanno fatto sì che, ieri, per la prima volta, si percepisse una sorta di ineluttabilità d'una tragedia basata su un paradosso: Putin non vuole che l'Ucraina entri nella Nato e la Nato non vuole farla entrare, ma non può dare una sorta di diritto di veto a Mosca».

I servizi d’informazione statunitensi fanno trapelare sui giornali (Paolo Mastrollili da Washington ne scrive oggi su Repubblica) che hanno intercettato le conversazioni tra generali russi secondo cui tutto potrebbe partire da una provocazione per poi far scattare l'offensiva militare russa.

«Come prima cosa la provocazione, probabilmente un falso attacco contro i filo-russi nel Donbass, costruito ad arte dai servizi di Mosca per avere un pretesto. Poi l'offensiva per rispondere, da lanciare tra mercoledì o giovedì, con due possibili direttive: un'operazione devastante, ma limitata nel tempo, oppure l'occupazione di lungo termine a Kiev. Sono i piani del Cremlino per invadere l'Ucraina, la "pistola fumante" che l'intelligence occidentale ha intercettato. Il presidente statunitense Joe Biden li ha rinfacciati al leader del Cremlino Vladimir Putin nella telefonata di ieri, sperando di convincerlo a fermarsi, anche perché altrimenti gli alleati sono uniti nella determinazione di fare pagare alla Russia il prezzo più alto che abbia mai visto finora. Secondo autorevoli fonti di intelligence alleate, l'escalation militare russa negli ultimi giorni è stata molto intensa».

Nell’eccitazione militare in questi casi, arriva sempre la domanda: e noi come combattiamo? Tommaso Ciriaco sostiene che gli italiani sono pronti a dare il contributo alla guerra con mille militari italiani per rafforzare il fianco sud-est. Potrebbero essere dispiegati in Ungheria e Bulgaria. La decisione verrà presa a Bruxelles al vertice Nato. Ma serve il via libera dei Paesi ospitanti e l'autorizzazione delle Camere. Scrive Ciriaco:

«Trattandosi di una nuova missione, servirà però un passaggio davanti alle Camere, chiamate ad autorizzare in sede parlamentare l'intervento. Ieri, intanto, Giorgia Meloni ha chiesto all'esecutivo di farsi mediatore per una soluzione pacifica. E lo stesso ha fatto Matteo Salvini: «Evitiamo una escalation militare». «Lavoriamo tutti - ha assicurato il ministro degli Esteri Luigi Di Maio - per evitare un'escalation e tenere aperto un canale diplomatico con Mosca». È la linea del governo italiano, che tenterà fino all'ultimo di favorire il dialogo. Lo ha ribadito venerdì sera Mario Draghi, dopo la telefonata di Biden: accanto alla deterrenza, confronto aperto con Mosca per dare attuazione agli accordi di Minsk. Il quadro, però, resta delicato e preoccupante».

Molto interessante oggi l’articolo di Antonio Socci su Libero. La crisi, sostiene Socci, è stata scatenata anche dagli errori Usa, in particolare da una volontà di espansione bellicosa della Nato. Una visione che è confermata da punti di vista autorevoli come quelli dell’ambasciatore Sergio Romano e di Lucio Caracciolo di Limes. Scrive Socci:

«Tuttavia la crisi permanente e le sanzioni (per non dire della guerra) hanno costi economici colossali, pure per l'Italia (lo vediamo sulla bolletta). E non è una politica lungimirante per gli Usa. Bisognerebbe invece sviluppare la strategia dell'incontro di Pratica di Mare, del 2002, quando - ospiti del premier italiano Berlusconi - Bush e Putin sottoscrissero uno storico documento di collaborazione fra Nato e Russia che (prendendo atto della fine del comunismo in Russia) doveva mettere fine alla guerra fredda, ai blocchi contrapposti e alla minaccia nucleare in Europa, aiutando pure lo sviluppo della democrazia ad Est. Quella strada fu abbandonata dagli Stati Uniti, ma resta l'unica via saggia da seguire».

Fra pochi giorni ed esattamente dal 23 febbraio Firenze ospiterà l'incontro "Mediterraneo frontiera di pace" che, su impulso della Cei, raduna dal 23 febbraio sessanta vescovi del bacino. Lo annuncia l’arcivescovo di Firenze, il cardinal Giuseppe Betori, che ricorda la grande lezione di pace del sindaco Giorgio La Pira.

«La Pira ha chiaro sin dall'inizio che non si tratta solo di affrontare i problemi comuni di quest' area del pianeta, ma di rilanciare da Firenze il «messaggio divino e umano di cui tutti i popoli del Mediterraneo sono in qualche maniera portatori per tutti i popoli del mondo». Una missione che si costituisce di tre elementi: la componente religiosa che unisce le tre fedi monoteiste, ebrei, cristiani, musulmani: la «famiglia di Abramo». La componente intellettuale, artistica, metafisica, filosofica che affonda le radici nel pensiero greco e in quello arabo. La componente giuridica e politica che nasce dal diritto romano. È questa dunque l'eredità divina e umana, religiosa e civile che noi, popoli del Mediterraneo, abbiamo il compito di custodire. Un'eredità ancora viva in città? Sicuramente perché, ad esempio, alimenta atteggiamenti e prassi di dialogo tra le diverse componenti religiose ed etniche che arricchiscono il tessuto sociale, che sostiene impegni e collaborazioni per l'accoglienza, che indirizza un sentire culturale pronto a valicare confini e a sfuggire ai settarismi».

Per continuare a leggere La Versione di Banfi, bisogna iscriversi

Iscriviti qui

This post is for paid subscribers

Already a paid subscriber? Sign in
© 2023 Alessandro Banfi
Privacy ∙ Terms ∙ Collection notice
Start WritingGet the app
Substack is the home for great writing