Un 2024 senza pace
L'anno inizia con bombe e proclami di guerra dall'Ucraina ad Israele. Sono 20 i conflitti in gestazione nel mondo. Veglione con sparo e ferito per Delmastro (Fdi). Il Giappone resiste alle scosse
Un’avvertenza iniziale: la Versione di Banfi nei giorni delle Feste natalizie ha una forma diversa dal solito, leggermente più agile. Siamo presenti con la stessa cadenza di uscita dei giornali quotidiani, ma con un approccio più rilassato. Alla fine di questa introduzione, della Foto del Giorno e dei titoli dei quotidiani, trovate direttamente il link degli articoli scelti in pdf. Come sempre, non tutti gli articoli riportati integralmente saranno citati, ma sono comunque quelli ritenuti i più importanti della giornata. Buona lettura e buone feste.
È stato un Capodanno senza pace. È proseguita la guerra di bombe e di parole. In Ucraina fra Vladimir Putin e Volodymyr Zelensky, dove una nuova escalation del conflitto coincide con uno stallo sul fronte. Dopo le 18 ore di bombardamenti russi tra il 25 e il 26 dicembre, che ha visto morire in tutta l’Ucraina 49 persone. E la risposta di Kiev, sabato scorso, che ha colpito il centro della città di Belgorod, vicina al confine, uccidendo 21 persone, tra cui tre bambini, è stata la volta dei discorsi di fine anno dei due presidenti nemici. Nessuno spiraglio di pace neanche lì. Putin ha ribadito che la Russia continuerà a colpire obiettivi militari «sensibili». Zelensky nel suo discorso ha promesso di «devastare» le forze russe annunciando un milione di droni per l’arsenale ucraino, così come l’arrivo imminente dei jet da combattimento, decisivi per contenere la superiorità aerea russa.
In Medio Oriente l’esercito israeliano ha annunciato un ritiro parziale dal Nord di Gaza. Rivendicando l’uccisione di «ottomila uomini di Hamas». Ma non ci si può far illusioni: «Le unità dei riservisti tornano a casa questa settimana, sapendo però che la guerra continua e che avremo bisogno di loro anche nel 2024», ha spiegato il portavoce militare Daniel Hagari. Nel consueto Diario da Gaza di Sami Al-Ajrami per Repubblica si racconta: «Prima della guerra, a Gaza si festeggiava il nuovo anno e i ristoranti, i caffè sulla spiaggia erano pieni. La gente usciva a cena con le famiglie e rimaneva a celebrare l’arrivo del nuovo anno, come tutti i popoli del mondo. A volte Hamas ha provato a imporre uno stile tradizionale e islamico, ma la gente non l’ha mai rispettato». Intanto l’Alta Corte israeliana ha bocciato la legge sulla ragionevolezza, unico provvedimento finora adottato della riforma giudiziaria voluta dal governo Netanyahu — in buona sostanza per mettere il premier al riparo dai processi a suo carico — che ha spaccato il Paese, con mesi di scioperi e proteste. Contro la decisione dell’Alta Corte sono già partiti gli attacchi del governo e della maggioranza di Netanyahu.
A qualche giorno dall’iniziativa sudafricana alla Corte internazionale di Giustizia, a Tel Aviv inizia a crescere la preoccupazione che il Tribunale dell’Aia possa mettere sotto inchiesta Israele per genocidio. A riportarlo ieri è stato il quotidiano israeliano Haaretz, oggi in Italia Il Manifesto, secondo i quali i vertici dell’esercito sarebbero stati avvertiti del «pericolo reale» di un’incriminazione dai loro consiglieri legali.
Ieri Papa Francesco all’Angelus (testo integrale nei pdf) ha ricordato la Giornata Mondiale della Pace: «La libertà e la convivenza pacifica sono minacciate quando gli esseri umani cedono alla tentazione dell’egoismo, dell’interesse personale, della brama di profitto e della sete di potere». Molte le manifestazioni pacifiste in tutta Italia organizzate da cattolici. A Gorizia grazie alla Diocesi, a Roma e a Milano per iniziativa della Comunità di Sant’Egidio, a Torino l’impegno si è allargato coinvolgendo tutte le fedi e le confessioni religiose della città con un «Concertiamo la pace» al Sermig, ideato e promosso dal Coordinamento Interconfessionale del Piemonte «Noi siamo con voi» animato dall’instancabile Giampiero Leo.
L’International Rescue Committee, una Ong specializzata in aiuti umanitari, riporta oggi Il Sole 24 Ore, evidenzia un totale di 20 emergenze destinate a «deteriorarsi» in altrettante guerre nell’anno appena iniziato, consolidando o amplificando la portata di crisi che si concentrano in oltre un caso su due nella sola Africa. L’elenco per l’anno in corso include nella sua «top 10» il Sudan, i territori palestinesi occupati, il Sud Sudan, il Myanmar, il Mali, la Somalia, il Niger, l’Etiopia e la Repubblica democratica del Congo.
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