"Un mondo che ripudia la guerra"
Grande discorso di Liliana Segre ieri nella commissione contro il razzismo. Israele concede 4 ore di pausa al giorno. La Cia tratta in Qatar per gli ostaggi. L'Italia sfida la Ue per il nuovo Patto
Vent’anni fa, l’anniversario preciso cade domenica 12, lavoravo con Enrico Mentana al Tg5 e mi toccò seguire la strage di Nassirya. A tutt’oggi l’attentato più grave contro italiani dopo la Seconda guerra mondiale. Ricordo ancora in modo vivido i giorni di dolore e lacrime, di vero lutto nazionale. In quel buio ci fu un momento di luce assoluta: la vedova di un carabiniere, Margherita Coletta, ci chiese di mandarle a casa una troupe e quando ebbe davanti le telecamere, aprì il Vangelo e lesse quella pagina: “Io vi dico, amate i vostri nemici…”. Una testimonianza rivoluzionaria, una pietra di scandalo, un momento di pace e di verità. Anche in questi terribili giorni sono emerse testimonianze simili. Accanto al punto più basso di odio e di terrore, persone o momenti di persone testimoniano il perdono, perdono che viene dall’alto, perdono che nessun atto, solo umano, può ottenere. Non so se fra vent’anni ne potrò ancora scrivere, ma sono sicuro che rimarranno nella memoria, insieme alla angosce e ai dolori, alcune parole ascoltate in questi giorni. Come quelle di Varda Goldstein del Kibbutz Kfar Aza nella sua lettera al Papa o quelle del cardinal Pierbattista Pizzaballa, quando scrive: “Si deve amare tutti. Questa è la grande sfida che abbiamo come cristiani qui. Essere capaci di amare l’ebreo e il musulmano, l’israeliano e il palestinese. Anche quando non riconoscono il nostro amore”. Ieri Liliana Segre, aprendo la riunione straordinaria della commissione parlamentare contro il razzismo, ha invitato a «piangere i bambini di ogni nazionalità, di ogni colore e di ogni credo». E ha aggiunto: «Voglio continuare a coltivare la speranza, la fiducia. L’utopia di un mondo che ripudia la guerra e il terrorismo, che ripudia l’antisemitismo, l’islamofobia e ogni tipo di razzismo, che contrasta l’odio dilagante nelle strade, ma anche sui social, con la cultura della pace, del confronto, del rispetto, della solidarietà. Utopia? Sì, utopia. Di chi crede che la violenza non sia l’antidoto alla violenza, ma ne generi altra, all’infinito». Il discorso della Segre è integrale oggi anche qui nei pdf, vero documento di speranza.
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