"Un popolo unito e plurale"
"Doverosa unità sull'antifascismo": il 25 aprile di Mattarella. Meloni non si dice antifascista. 100mila in piazza a Milano. Proteste studentesche Usa per Gaza. Truppe a Rafah? 5 euro per Venezia
Sergio Mattarella e la grande manifestazione di Milano hanno dato un senso di festa unitaria e popolare ad un 25 aprile segnato, alla vigilia, da polemiche e divisioni. Citando Aldo Moro, il Presidente ha detto fra l’altro ieri: «Intorno all’antifascismo è possibile e doverosa l’unità popolare, senza compromettere d’altra parte la varietà e la ricchezza della comunità nazionale, il pluralismo sociale e politico, la libera e mutevole articolazione delle maggioranze e delle minoranze nel gioco democratico». Pluralismo, democrazia, libertà: principi che uniscono gli italiani, che poi si possono dividere in maggioranza e opposizione. E tuttavia, al di là degli insulti alla Brigata ebraica e ai soliti tentativi di violenza, episodi molto limitati anche se sottolineati dalla stampa di destra, resta un’ombra. Volendo restare leggeri, si potrebbe citare Fiorello che ha scherzato sugli esercizi della nostra premier dal logopedista perché non riuscirebbe a pronunciare la parola “antifascista”. Anche ieri la frase di Giorgia Meloni all’Altare della Patria è apparsa una persino ovvia constatazione: “La fine del Fascismo è l’inizio della democrazia”. Ha detto. Per Aldo Cazzullo, che ne ha fatto l’editoriale sul Corriere, è un’occasione persa. E anzi si manifesta ancora “questo ostinato rifiuto di riconoscere l’antifascismo come valore fondante della Repubblica”. E le parole in politica sono fatti, gesti.
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