Una lunga guerra
Israele dichiara guerra, è la prima dal 1973. "Sarà lunga", aggiunge Netanyahu. L'attacco di Hamas cambia tutto. Renzi: "L'Europa deve muoversi". Migranti, a Catania nuova sentenza anti-decreto
Una guerra e una guerra lunga. Lo ha promesso il premier israeliano, Benjamin Netanyahu, molto criticato all’interno ma allo stesso tempo in queste ore catalizzatore e paladino della rabbia di un intero Paese. I conti politici con lui si faranno dopo. Ora la conta dei morti e dei rapiti è una ferita profondissima, che reclama vendetta. E dunque ora si svilupperà la reazione dell’esercito di Gerusalemme. I primi jet hanno già colpito e i tank sono in viaggio verso Gaza. La Striscia è un territorio a lungo dimenticato, dove vivono due milioni di palestinesi, egemonizzati da tempo dagli estremisti di Hamas. Francesca Mannocchi sulla Stampa riporta oggi i sentimenti di una popolazione che si sente in prigione da anni, stretta tra il controllo poliziesco di Israele e il terrorismo di Hamas. Da tempo, per quei due milioni non ha più ruolo l’Autorità nazionale palestinese. Il loro diritto, nell’ottica dei due popoli e dei due Stati, è stato brutalmente usato e ora evidentemente sfruttato dall’Iran che ha come unico interesse impedire il processo di dialogo con l’Arabia Saudita di Bin Salman, come spiega ben Matteo Renzi. Che dice: “Non ci rendiamo conto che dopo l'invasione russa in Ucraina sono saltati equilibri decennali. Focolai pericolosi nei Balcani, violenze sugli armeni in Nagorno Karabakh, colpi di Stato in Africa, tensioni nel Mar Cinese. L'anarchia regna sovrana, senza l'iniziativa diplomatica delle istituzioni internazionali che brillano per la loro assenza. La violenza terrorista di Hamas non è solo un disastro per il Medioriente ma rischia di essere la goccia che fa traboccare un vaso già colmo di odio. L'Europa deve recuperare una propria dimensione di politica estera: oggi non è credibile nel Golfo, non è credibile in Nord Africa, non è credibile in Terrasanta. Ma non lo è nemmeno davanti al dolore degli armeni o all'allarme estremista sotto il Sahara. Allora: o ci diamo una bella sveglia come cittadini europei o saremo gli spettatori di un film del terrore”.
Tanto più che la debolezza energetica dell’Italia, dopo la rinuncia al gas russo, ci ha fatto stringere patti del diavolo con l’Algeria, che inneggia ad Hamas, e con l’Azerbaigian che ha fatto fuggire 120 mila armeni dalle loro terre. Come ricorda Federico Fubini sul Corriere.
Ieri il Papa all’Angelus (cliccando avete testo e video integrali) è tornato a implorare di fermare le armi di terrorismo e guerra: “Esprimo la mia vicinanza alle famiglie delle vittime, prego per loro e per tutti coloro che stanno vivendo ore di terrore e di angoscia. Gli attacchi e le armi si fermino, per favore!, e si comprenda che il terrorismo e la guerra non portano a nessuna soluzione, ma solo alla morte e alla sofferenza di tanti innocenti. Invochiamo la pace sui molti Paesi segnati dai conflitti”.
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