Verona, capitale della pace
La storica visita di papa Francesco: "Seminiamo speranza". Dal Medio Oriente ultimatum di Gantz a Netanyahu su un piano per Gaza. Zelensky boccia la tregua. Chico Forti accolto da Meloni
Sole splendente ieri a Verona, dopo giorni di pioggia, per una visita unica: quella di papa Francesco. Il momento culminante (vedi Foto del Giorno) è stato l’inaspettato abbraccio a tre con l’israeliano Maoz e il palestinese Aziz di fronte ad un’Arena gremita di persone in silenzio commosso, poi sciolto in un applauso. Questo gesto di pace e di riconciliazione è stato più forte di qualsiasi parola in un momento in cui la convivenza appare impossibile. Le parole di pace sono difficili in tempo di guerra e possono risuonare vuote perché impotenti di fronte alle armi e alla logica dei Grandi della Terra. E tuttavia la visita a Verona, voluta dal vescovo Domenico Pompili, resta una testimonianza potente. Ha detto il Papa: «Non seminiamo morte, distruzione, paura. Seminiamo speranza! È quello che state facendo anche voi, in questa Arena di pace. Non smettete. Non scoraggiatevi». Tanti e interessanti i richiami alla storia della città, da quello al “maestro” Romano Guardini, grandissimo teologo veronese, cui si è ispirato il pensiero di Bergoglio, a quello più popolare e di “fiction” a Romeo e Giulietta, occasione per invitare a «seminare un amore che vinca la vendetta». Qui trovate discorsi integrali, foto e video per rivivere da vicino la giornata, compreso l’incontro con i detenuti, le guardie e i volontari del carcere di Montorio.
Veniamo allora alle notizie dal Medio Oriente, così presente anche a Verona. C’è uno scontro senza precedenti ai vertici dello Stato israeliano. Lo ha formalizzato ieri Benny Gantz, membro del gabinetto di guerra, che ha rivolto un preciso ultimatum al premier Benjamin Netanyahu. Se entro l’8 giugno il governo non presenterà un piano per Gaza cadrà. Ha detto infatti: «Senza una svolta d’intesa con Ue-Usa-Paesi arabi lasceremo il governo». Con la posizione di Gantz si indentifica anche il ministro della Difesa Yoav Gallant. I generali e l’esercito, che hanno il sostegno del Paese secondo quanto scrive Davide Frattini oggi sul Corriere, hanno rotto gli indugi. Mentre tredici Paesi, fra cui l’Italia, hanno scritto una lettera a Tel Aviv in cui manifestano «opposizione a un’operazione militare su larga scala a Rafah».
Onu e Oms rinnovano l’appello per la crisi sanitaria e umanitaria a Gaza. È entrato in funzione il molo montato dalla Marina Usa sulla costa della Striscia, ma gli approvvigionamenti non sarebbero sufficienti. Soprattutto mancanze di fogne, rifiuti accumulati, topi e assenza d’acqua potabile mettono a grave rischio epidemia i profughi nelle tendopoli improvvisate.
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