Vigilia di guerra
Imminente un nuovo attacco di Israele all'Iran. Per il 7 ottobre la Chiesa propone digiuno e preghiera in tutto il mondo. Scontri e feriti nella piazza proibita a Roma. Manovra, big tech nel mirino
Dopo il Capodanno e alla vigilia dello Yom Kippur, che quest’anno cade il prossimo fine settimana, Israele si appresta a colpire l’Iran. Ma la ricorrenza più dolorosa è quella della strage del 7 ottobre. Domani sarà passato un anno esatto dal più grande pogrom dalla nascita dello Stato d’Israele, organizzato dai miliziani di Hamas ai villaggi e agli insediamenti al confine con Gaza, che ha fatto 1200 vittime (vedi Foto del Giorno). Molti giornali italiani e stranieri dedicano alla rievocazione di quell’evento pagine e pagine. Ma la sensazione è che la memoria di quell’eccidio sia fortemente condizionata da quello che è successo nei successivi dodici mesi. La guerra a Gaza e il pugno di ferro in Cisgiordania da parte dell’esercito israeliano hanno portato a 40 mila vittime palestinesi. La sproporzione dei numeri pesa sulle coscienze. Il governo Netanyahu non ha voluto accettare nessuna trattativa per gli ostaggi ancora nelle mani di Hamas, né finora una tregua. Come pure anche da Usa e Europa veniva chiesto. E oggi siamo alla vigilia di una nuova rappresaglia contro l’Iran, dopo che è iniziata l’invasione israeliana di terra nel Libano per stroncare gli hezbollah. Hezbollah che hanno appoggiato Hamas nella sua resistenza a Gaza lungo tutti questi mesi. Hezbollah che la Guida Suprema Khamenei, da Teheran conducendo la preghiera del venerdì, ha definito fratelli. Ugo Tramballi sul Sole 24 Ore di oggi ricorda che cosa disse Joe Biden un anno fa nella sua visita di solidarietà ad Israele: “Non ripetete i nostri errori dopo l’11 settembre”. Scoppierà una nuova grande guerra con l’Iran?
La Chiesa cattolica propone da questa sera (alle 17 a Roma, alle 18 a Gerusalemme) un’iniziativa di pace e di commemorazione delle vittime, fatta di preghiera e digiuno. Papa Francesco reciterà il Rosario stasera a Santa Maria Maggiore a Roma, il cardinal Pierbattista Pizzaballa sarà nella Procattedrale di Gerusalemme. In tutte le chiese del mondo si darà seguito all’iniziativa: parrocchie, diocesi ma anche associazioni e movimenti hanno aderito. Dice Pizzaballa a Vatican News: “Si parla solo di strategie militari, non di politica. Nella convinzione che la pace può darsi solo con la vittoria sull’avversario. Cosa sarà Gaza dopo? Come sarà il Libano? Qualcuno ne parla? Ecco, io credo che queste siano le domande da farsi. Domande che dovrebbe porsi anche la comunità internazionale, per aiutare a trovare delle soluzioni”.
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