Yasmine e Riccardo
Una bimba di 11 anni si salva dal naufragio ed è un segno di speranza. Nelle stesse ore ci ha lasciato Riccardo Bonacina, una vita per gli altri. La Ue vuole respingere i siriani ma là è ancora guerra
La speranza è una bambina, diceva Charles Péguy. La speranza di oggi si chiama Yasmine. Ha 11 anni, viene dalla Sierra Leone, Africa occidentale, ed è l’unica sopravvissuta di un naufragio nel canale di Sicilia. La bimba è rimasta in balia delle onde per ore restando aggrappata a due camere d’aria mentre il mare in burrasca ha fatto annegare tutti i suoi compagni di viaggio. Compresi il fratello e gli altri familiari. Jasmine ha resistito e quando una nave si è avvicinata, è riuscita a farsi sentire. L’equipaggio del Trotamar III, il veliero della Ong tedesca Compasscollective, alle 3.20, l’alba di martedì, ha sentito le sue grida, poi, l’ha avvistata in acqua, a dieci miglia circa da Lampedusa, e l’ha salvata. «È stato un miracolo aver sentito la sua voce in alto mare e col motore dell’imbarcazione acceso», ha commentato lo skipper della nave Matthias Wiedenlübbert.
La storia di Yasmine commuove molti mentre l’Europa oggi, con i Ministri degli Interni dei 27, discute a Bruxelles della situazione dei rifugiati siriani e della definizione di «Paese sicuro», fondamentale per consentire il ritorno in Siria, che è l’obiettivo della maggior parte dei governi europei. I nostri rappresentanti politici sembrano impazziti: vogliono erigere muri, respingere i profughi a tutti i costi. Uno dei volti più noti della Cdu tedesca, Jens Spahn, ha fatto questa proposta: «Diamo ai siriani mille euro e un biglietto di ritorno». Non si sa nemmeno se in Siria ci sarà l’acqua, il cibo, le scuole. Ieri la corrente a Damasco è stata erogata per poche ore. Nessuno sa davvero che direzione prenderà il Paese sotto guida jihadista. Eppure i nostri rappresentanti discutono di questo.
Questa storia di Yasmine, ricca di ostinata speranza e di contraddizioni, è arrivata in un giorno triste per molti di noi. Ieri mattina è infatti mancato Riccardo Bonacina, 70 anni, una esistenza spesa a raccontare le vite degli altri, come avevamo chiamato il primo podcast realizzato insieme per Vita e con Chora Media. Riccardo ha segnato la storia del giornalismo italiano nel nostro Paese, come ha ricordato ieri in Senato Matteo Renzi, dando notizia della sua morte e rendendogli un omaggio bipartisan. E come scrivono oggi Avvenire e Foglio. Bussò alla porta di Giovanni Testori da studente universitario innamorato del teatro e della fede incontrata in Comunione e Liberazione (è sua l’ultima intervista tv al Maestro). Fu caporedattore della Cultura del settimanale Il Sabato, poi fu all’inizio del giornalismo televisivo di Mediaset a Studio Aperto e a Rete 4. Fece la prima vera trasmissione sociale per la RAI Il coraggio di vivere. Quindi fondò Vita, che ha formato decine di giornalisti italiani: da Ubaldo Casotto a Pablo Trincia, da Alessandro Sortino a Giampaolo Roidi, solo per citare i più famosi. Insieme a Giuseppe Frangi ha costituito per anni una coppia di intelligenza e di grande sensibilità, con Luca Doninelli un indimenticabile terzetto (bello il suo ricordo sul Giornale), dopo che Emanuele Banterle se ne era andato per primo. Il suo impegno per l’Ucraina è stato generoso e insistito, vissuto con grande passione e condivisione personale, insieme alla moglie Nicoletta. È stata una grande fortuna per me essere amico suo e della sua splendida famiglia. Aggiungo un paradosso: è stata una fortuna vederlo vivere quest’ultimo periodo, prostrato dalla malattia, ringraziando dei doni ricevuti: “Sono un ragazzo fortunato”, cantava citando Jovanotti. Ai bei ricordi di Riccardo comparsi oggi sui giornali, che trovate alla fine nel pdf, aggiungo quelli della sua redazione di Vita qui con Stefano Arduini, di Giuseppe Frangi sul Sussidiario e per l’Associazione Testori, di Lucio Brunelli per Vatican News, di Angelo Moretti per Il Riformista. Era un lettore attento di questa Versione, ai suoi giudizi e ai suoi commenti tempestivi (l’ultimo sulla Siria 48 ore fa) devo tantissimo. Sarà più dura senza di lui. Domani mattina alle 11 i funerali a Sant’Eustorgio a Milano.
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