Ci sono solo due giornali italiani stamattina che scelgono come argomento di prima pagina i 146 morti nel Mediterraneo nelle ultime ore. E sono Avvenire (Tombe d’acqua) e Il Manifesto (A casa loro). La nuova strage che si è consumata davanti alle coste di Libia, Tunisia e Spagna arriva proprio nelle ore in cui la Camera dei Deputati vota il nuovo decreto Piantedosi, che tende a limitare la libertà di azione e di soccorso delle Ong. La norma, che dovrà passare ora al Senato, vede le proteste di associazioni di volontariato e di cattolici. C’è anche poco da sperare in un’Europa che si trova d’accordo solo sul contrasto ai migranti e su nuovi muri da innalzare. Su La Stampa padre Antonio Spadaro pubblica alcuni passaggi delle conversazioni che papa Francesco ha avuto con alcuni confratelli gesuiti durante l’ultimo viaggio in Congo e Sud Sudan. Ad un certo punto papa Francesco, parlando delle guerre nel mondo e della corsa agli armamenti, dice: “Io mi domando: l'umanità avrà il coraggio, la forza o persino l'opportunità di tornare indietro? Si va avanti, avanti, avanti verso il baratro. Non so: è una domanda che io mi faccio. Mi dispiace dirlo, ma sono un po' pessimista”.
Non solo i sacchi di plastica neri dei migranti sulle coste dei Paesi a noi vicini, non solo le sofferenze del popolo ucraino o dei popoli africani in guerra. A provocare il pessimismo sul mondo di oggi è anche la continua richiesta ad armarsi sempre di più. Il Segretario generale della Nato Jens Stoltenberg chiede agli alleati di incrementare la spesa militare oltre il 2% del Pil. E non sono pochi i Paesi che sono già andati oltre quella cifra. Nella notte fra il 23 e il 24 febbraio ci sarà una marcia, per la prima volta notturna, fra Perugia ed Assisi in nome della pace. Altre manifestazioni fra una settimana ci saranno in tutta Europa. Cominciare una guerra è facile, concluderla è molto più difficile.
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