Ci si chiede oggi perché nessuno vada a votare in Lombardia e Lazio, per il rinnovo delle Regioni. Una chiave per capire il fenomeno è nella mancanza stessa di vera competizione. Non c’è nessuna partita aperta. Non c’è gara. Il centro sinistra si presenta infatti già perdente in partenza, in entrambe le situazioni. E gli italiani sono abbastanza avvertiti per capire che cosa accade. Un Pd tribolato e in via di ristrutturazione, un Terzo polo che ha proposto autonomamente Letizia Moratti in Lombardia e che allo stesso tempo ha impedito un’alleanza con i 5 Stelle nel Lazio, un Movimento 5 Stelle che ha sempre mancato ogni patto di coalizione: questi sono gli elementi divisivi che non hanno permesso di proporre una seria alternativa al centro destra. Centro destra, che ha anche grandi differenze nella sostanza (come ci ha ricordato l’attacco alla Meloni arrivato da Silvio Berlusconi) ma che ha tenuto in piedi comunque una coalizione e che dunque eleggerà sicuramente l’uscente Attilio Fontana in Lombardia e Francesco Rocca nel Lazio. Due candidati presidenti non particolarmente apprezzati, né amati. È vero: nelle Regioni si prendono importanti decisioni per la vita di tutti. Basti pensare all’assistenza sanitaria, ai trasporti locali, alla gestione dei rifiuti. Ma i contenuti finiscono in secondo piano quando non c’è una gara vera. Fino a quando Giorgia Meloni non avrà un’alternativa seria in questo Paese? La domanda andrebbe rivolta a ciò che rimane della sinistra in Italia.
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