La Versione di Banfi
La Versione di Banfi
Una Giorgia sola al comando
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Una Giorgia sola al comando

Edizione speciale della Versione per la nascita del governo Meloni. Potete ascoltare il podcast del mio commento. Con una selezione degli articoli in pdf. Buon ascolto!

Di solito La Versione di Banfi al sabato osserva il riposo. Ma stamattina vi proponiamo un’edizione speciale, dovuta all’eccezionalità della giornata di ieri, con un esperimento unico. Potete ascoltare questo commento in un podcast realizzato questa mattina per voi. Fatemi sapere se funziona. Alla fine del commento, trovate una selezione in pdf degli articoli essenziali per “fermare” la giornata di oggi.

Dunque numero speciale per una giornata importante. Con due fatti politici di prima grandezza che coinvolgono l’Italia e l’Europa. C’è un nuovo governo per il nostro Paese, lo guida Giorgia Meloni, le leader di Fratelli d’Italia che ha vinto le elezioni. Per la prima volta una donna diventa presidente del Consiglio. Allo stesso tempo, undici anni dopo l’uscita di scena di Silvio Berlusconi nell’autunno dello spread, il centro destra torna al potere. Sergio Mattarella ha messo fretta a tutti ed ha ottenuto un governo lampo: ieri la lista annunciata e i ministri giurano già stamattina.

Una donna sola al comando, titola La Verità, citando le epiche cronache del ciclismo ai tempi di Fausto Coppi. PRIMA DONNA, titola il giornale, che è insieme un dato oggettivo ma anche una qualificazione di protagonismo. Ecco la prima osservazione della Versione sul nuovo esecutivo. È un governo tutto meloniano, a parte Antonio Tajani agli esteri e Giancarlo Giorgetti all’Economia, non ci sono personalità di spicco. Meglio così da un certo punto di vista. I due alleati, Lega e Forza Italia, sono il vero difetto della coalizione, cone le lorosconfitte e le loro crisi interne. Come scrive malignamente Il fatto stamattina: Caimano e Capitano sono stati sistemati, ridotti al silenzio. Zitti e buoni ieri sono saliti al Colle e si sono scambiati un’occhiata quando Meloni ha detto: hanno indicato me come premier. Fedele Confalonieri, che pure è un suo ammiratore, ha detto una volta: Giorgia Meloni è una “fascistina”. Nel senso che è autoritaria anche nei modi. Direi che il varo del governo ha confermato l’aggettivo.

Se non ci sono grandi personalità nel nuovo governo, c’è un’operazione di cambio linguistico nei nomi dei dicasteri. Nota Antonio Polito sul Corriere: è un modo a costo zero per parlare all'elettorato prima di fare (o di poter fare) ciò che gli è stato promesso. E anche di dimostrare che, nonostante la moderazione nei conti e in Europa che la realtà delle cose imporrà perfino a Giorgia Meloni, questo resta fieramente un governo «di destra», capace dunque di usare le parole chiave della destra.

Più che di destra o di eredità mussoliniana, la metamorfosi dei nomi dei ministeri mi è parsa vagamente Orwelliana. Nel senso di Geroge Orwell. Profondamente non liberale. Per carità, non mi scandalizzano la sovranità alimentare (Mc donalds e i ristoranti cinesi ringraziano), né il riferimento alla natalità, problema reale del Paese. Trovo assurdo ribattezzare il dicastero di Viale Trastevere il Ministero dell’Istruzione e del merito. Il merito? Mamma mia che roba brutta da sottolineare nella scuola di oggi. Una scuola che semmai non riesce più ad aprirsi, ad includere. L’emergenza educativa in Italia è costituita da 2 milioni e mezzo di giovani che né studiano né lavorano. Abbiamo il 13 per centro di abbandono scolastico, soprattutto fra i figli dei migranti. Ma soprattutto la perdita di senso  di alunni, insegnanti e genitori è proporzionale al loro interesse per il voto, la promozione, il pezzo di carta. Dunque su un punto cardine, l’educazione, a mio parere il governo Meloni parte non male. Malissimo. Non tocco il tema della pace. Perché so da tempo che Giorgia Meloni ha sposato fino in fondo la scelta superatlantica della guerra ad oltranza. Il Ministero della Difesa a Guido Crosetto ne è la conferma.

Dicevo all’inizio: ieri giornata storica anche per il vertice europeo che finalmente ha preso una prima decisione comune sul gas, accettando la proposta italiana. Il destino ha voluto che la svolta coincidesse con la fine del governo di Mario Draghi. Le conseguenze sulle bollette sarnno immediate. Nella selezione degli articoli scelti vi segnalo due commenti del Sole 24 Ore. Il primo è di Adriana Cerretelli, veterana di Bruxelles che coglie tutto il peso storico di una decisione in linea con il Recovery Plan del dopo pandemia. E il secondo di Davide Tabarelli, esperto di energia per Nomisma, che invece è più critico sulla decisione comunitaria.

Dal fronte bellico c’è da registrare una telefonata importante ieri tra il ministro della Difesa americano Austin e il suo omologo russo Shoigu. Dopo 5 mesi il Pentagono chiama Mosca: gli americani sono preoccupati dalla presenza iraniana, materializzatasi con i droni usati la scorsa settimana. Le spinte ad una trattativa si fanno più consistenti, mentre Volodymyr Zelensky avverte che i russi vogliono colpire una diga vicino a Kherson. In serata Tony Blinken ha dovuto precisare: "Il Cremlino non è interessato a porre fine all'aggressione". Intanto a Roma da oggi pomeriggio prende il via la manifestazione per la pace organizzata dalla Comunità di sant’Egidio, cui parteciperanno domani il prsidente francese Emmanuel Macron e Papa Francesco.

Fra le altre notizie dall’estero, segnaliamo la crisi del governo e dei conservatori inglesi. Boris Johnson vorrebbe tornare a Downing Street, ma per ora i mercati bocciano l’ipotesi del “Cincinnato” britannico. Avanza quella di nuove elezioni politiche.

Ecco una selezione degli articoli di oggi:

Articoli del 22 ottobre

Ci vediamo domattina, con calma, per i giornali della domenica.

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